(tratto da: tratto da un articolo di don Ivo apparso su Lumen Vitae, Revue internationale decatéchèse et de pastorale, Vol LXXII, n. 2 – 2017, pp. 161-174)

Un’abitazione un po’ disordinata

Il Secondo annuncio è uno stile di evangelizzazione che si riconosce nella categoria teologica formulata da fr. Enzo Biemmi, che ha dato vita un progetto di riflessione e di confronto sulle pratichecostituendo una équipe nazionale di 20 esperti di pastorale e catechesi, assieme ad alcuni docenti di diverse discipline teologiche. Questa équipe propone ogni anno una Settimana di formazione che ha la sua sede in Salento (Puglia), la cui ultima edizione ha veduto la presenza di membri rappresentanti di più di 40 diocesi italiane. Il progetto si articola anche attraverso la pubblicazione di testi che diffondono lo stile e suggeriscono le pratiche pastorali. 

Il Progetto Secondo annuncio è cresciuto in questi ultimi anni attraverso una riflessione che ha ormai a disposizione un significativo numero di contributi, soprattutto in lingua italiana, e – caratteristica veramente originale del progetto – ha soprattutto raccolto una ricca serie di esperienze pastorali che sono state messe a disposizione e fatto oggetto della riflessione teologico pastorale dell’équipe e dei partecipanti alla Settimana di formazione di Santa Cesarea Terme, ma anche dei tanti operatori pastorali italiani e delle tante parrocchie che ne seguono con interesse la proposta. 

Un piano organico, quindi, ma a servizio di un agire che osi la disorganizzazione pastorale, cioè quel modo di stare accanto alla vita delle persone che accompagna, piuttosto che inquadrare. La parrocchia, in tal modo, vive uno stile di salutare disordine rispetto al tradizionale impianto contraddistinto da una regolarità dal sapore un po’ scolastico, frutto anche di una certa concezione di catechesi che ha connotato il vissuto di molte parrocchie. 

Pare una contraddizione articolare un piano organico a servizio di un agire disordinato: ma disordinato non significa casuale, né privo di riflessione. Al contrario: il Secondo annuncio converte gli operatori pastorali a lasciarsi riorganizzare dai vissuti e ad essere « pensosamente pratici », cioè a stare nella pratiche pastorali in maniera riflessiva, accettando la sfida di ascoltarle e di leggerle con l’aiuto della riflessione teologica. Un disordine che non è di tipo teologico o metodologico, ma che si caratterizza come apertura alla sorpresa e attivazione di un atteggiamento che dispone alla creatività. 

Viene in mente quanto Papa Francesco ha affermato al termine del Giubileo della Misericordia nell’intervista rilasciata al quotidiano dei vescovi italiani Avvenireil 17 novembre 2016: « Il Giubileo? Ma io non ho fatto un piano. Ho fatto semplicemente quello che mi ispirava lo Spirito Santo. Le cose sono venute. Mi sono lasciato portare dallo Spirito. Si trattava solo di essere docili allo Spirito Santo, di lasciar fare a Lui. La Chiesa è il Vangelo, è l’opera di Gesù Cristo. Non è un cammino di idee, uno strumento per affermarle. E nella Chiesa le cose entrano nel tempo quando il tempo è maturo, quando si offre ». 

Sì, la Chiesa non è un cammino di idee, ma di pratiche, è un vissuto, un agire mosso da un evento fondante al quale ogni generazione guarda per ispirare il proprio essere e il proprio fare: la morte e la resurrezione di Gesù e la sua pratica di umanità. Non si tratta di fare un piano, ma di lasciarsi guidare dallo Spirito, aprendosi con disponibilità alla sorpresa da accogliere con l’intelligenza teologica e sensibilità pastorale. Ecco perché il Secondo annuncio, riletto nell’esperienza concreta di una comunità parrocchiale. non è un tanto un « progetto », quanto uno stile, una logica pastorale, una « postura missionaria », potremmo dire, un modo di essere chiesa dentro la cultura che abitiamo. Esso, infatti, non è costituito articolando a tavolino obiettivi e contenuti, metodi ed esperienze, ma prende vita attraverso linguaggi, modi di relazione, scelte di ruolo, ripensamenti organizzativi. Questi certo daranno vita a nuovi obiettivi, che tuttavia non avranno più il tono della programmazione dal sapore didattico. Il Secondo annuncio esamina, valorizza, rinnova l’agire pastorale: archiviando cose vecchie per dare vita a cose nuove; risignificando consuetudini che hanno perduto la loro pertinenza; dando eloquenza a tradizioni che custodiscono un patrimonio prezioso, ma forse oggi poco compreso; proponendo vie inusuali, forse anche di rottura rispetto al recente passato, per dare spessore alla parola del Vangelo nella vita concreta degli uomini e delle donne del nostro tempo. (continua).

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