ARTICOLO SEME DEL VANGELO 5 maggio 2019 

È possibile che alla fine di tutto occorra ricominciare da capo? Il Vangelo di oggi, attraverso questo racconto di pesca miracolosa sul lago di Galilea, sembra dirci di sì. Dopo la risurrezione, la comunità dei discepoli è mutila, si respira un’aria di smobilitazione e Pietro, l’unico in grado di prendere una decisione, propone di tornare alla vita di prima. ‘Io vado a pescare’, come a dire che mi rifugio in ciò che so fare meglio, nel mio mestiere passato, perché almeno quello è una certezza. Sembra che gli anni con Gesù non ci siano stati, che la gioia della risurrezione non abbia lasciato traccia … tutto dice di tornare indietro alle cose di prima. È necessaria una nuova chiamata, anche se siamo alla fine del Vangelo.

Penso che possiamo capire Pietro e i suoi amici: ci sono momenti in cui il riflusso della vita sembra riportarti indietro, momenti di nostalgia o di pesantezza in cui si fatica a guardare avanti con fiducia, momenti di ‘stanca’ in cui non capiamo più il perché delle cose … vorremmo vivere una continua progressione e invece non è così. Anche per noi è sempre necessaria una nuova chiamata, un nuovo inizio.

Il Vangelo di oggi ci dice che per Pietro e gli altri discepoli il punto di svolta è la fiducia in uno straniero, che al sorgere del giorno pone una domanda e fa una proposta: ‘non avete nulla da mangiare? Gettate dalla parte destra della barca e troverete’. Accettare la sua proposta, scegliere di fidarsi di questa parola così insolita (o insolente, considerando che i pescatori ‘specializzati’ erano loro!) è il punto di ripartenza: i discepoli riconosceranno il Signore risorto, scopriranno che era già tutto apparecchiato per loro ancor prima del successo nella pesca, Pietro avrà l’occasione di sciogliere il nodo del suo tradimento nel dialogo con Gesù. La conclusione del Vangelo (‘seguimi!’) fa capire che un nuovo inizio è dunque possibile, così come era stato per i primi discepoli sul lago di Tiberiade secondo il racconto di Luca (Lc 5, 1-11).

Ascoltando questo Vangelo mi chiedo: quand’è che anche noi siamo chiamati a ricominciare? In quali momenti della nostra vita personale e comunitaria? Quand’è che siamo chiamati a ricominciare come Chiesa? E soprattutto: chi è lo straniero che ci fa proposte ‘insolenti’ e che noi dobbiamo imparare ad ascoltare? La fiducia è qualcosa di molto concreto, è azione e non solo assenso intellettuale. Chi sono dunque le persone che mi chiedono di spostare lo sguardo e mi aiutano a capire che il pane e il pesce per me ci sono già, anche se io ancora non li vedo?

Don Raffaele

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