“Poiché trascurate il comandamento di Dio, finite per osservare le tradizioni degli uomini.”
Il comandamento di Dio è alto ed impegnativo: ama il prossimo tuo come te stesso. Confrontarsi con questo comandamento è difficile, ci sfida e interroga sempre: ciò che fai è con amore e per amore? È una domanda sfidante, che rivela la nostra manchevolezza, la nostra povertà, svela il nostro peccato, la chiusura all’altro e a Dio.
Questo volto di uomo, di ciascuno di noi, non è piacevole, né facile da portare. Per questo l’uomo crea le sue leggi e le sue tradizioni: un modo più semplice e comodo per essere “a posto”. “Fai questo”, “non fare quest’altro”, “se sei in questa situazione, allora devi fare così” , “si è sempre fatto così”… L’uomo, appoggiandosi alle sue leggi e tradizioni, non vede più le mancanze, può pensare di essere giusto e maschera il suo peccato.
Gli esiti però sono opposti. Il comandamento di Dio fa toccare la propria povertà, porta alla luce gli intenti di male che albergano nel nostro cuore (guardandosi dentro si possono riconoscere quei “propositi di male” di cui parla il Vangelo). Ma questa miseria viene però messa a contatto con la misericordia di Dio: un Padre che ci ama così come siamo, nei propri peccati, nelle proprie infermità, nelle proprie mancanze.
La tradizione degli uomini ci fa apparire giusti, non ci fa più vedere il male che esiste in noi, e cadiamo nell’arroganza e nella superbia. Non abbiamo più bisogno di Dio, siamo già a posto senza di lui. Il male non si vede più, e così esso agisce indisturbato in noi.
Il comandamento di Dio ci denuda per farci sentire più amati, le tradizioni degli uomini ci coprono per renderci più ciechi. Proprio perché trascuriamo il comandamento di Dio, finiamo per osservare le tradizioni degli uomini. Abbiamo il coraggio di confrontarci con il Vangelo, con le parole esigenti di Gesù, con una vita spesa così nell’amore?

don Marco

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