Sono passate due settimane da quando Camara ha lasciato l’appartamento della canonica di S. Lazzaro per trasferirsi a Solignano, in una casa più vicina al suo posto di lavoro. Il suo saluto ci ha posto subito un interrogativo molto pratico: ‘E adesso? Che ne facciamo di questa stanza che si è liberata? Cerchiamo una persona da accogliere per continuare il progetto? Aspettiamo un po’ e cerchiamo di capire che direzione prendere?’. La vita naturalmente ci ha superato a destra, mettendoci dopo poche ore davanti alla richiesta di accogliere un ragazzo che rischiava di rimanere per la strada. L’appello è venuto da un gruppo di volontari che da tempo lo seguivano e che non riuscivano più a garantirgli una sistemazione. L’avevano aiutato a imparare bene l’italiano, a fare corsi e a trovare un lavoro, ma non c’era – non c’è – verso di trovargli un alloggio in affitto a Modena, pur potendo lui pagare.

Abbiamo parlato un po’ tra noi (‘noi’ significa chi ha promosso e seguito il progetto ‘Rifugiato a casa nostra’: Carlo, Roberto, Francesco, don Raffaele, Giovanni) e dopo un po’ di resistenza abbiamo accettato per un periodo limitato, per consentire a Kader – è il nome del ragazzo – di cercare ancora un appartamento e darci il tempo di capire meglio in che direzione volgere il progetto. Così Cader è arrivato ormai da 2 settimane e per almeno un mese farà parte della nostra comunità.

Eccovi la sua presentazione.

Ciao mi chiamo Kader ho 22 anni e vengo dalla Costa d’Avorio.

Sono arrivato in Italia l’8 marzo 2016 e dal 25 novembre di quest’anno sono accolto nella vostra parrocchia. Vi voglio ringraziare per l’aiuto che mi state dando in questo momento della mia vita.

Ho dovuto abbandonare il mio paese ormai 8 anni fa. Questo non per mia scelta, ma dopo aver perso i miei genitori in un incendio notturno appiccato da dei ribelli. Quella stessa notte anche mia sorella maggiore è dovuta scappare dalla sua casa e per tanto tempo non ho saputo nulla di lei: sono stato solo.

Prima sono scappato nella città di Bouaflé dove degli amici mi hanno aiutato a trovare una casa e una tranquillità in Burkina Faso. Per molti mesi ho cambiato diverse città per trovare dove sistemarmi e sono rimasto anche un mese in Niger. La mia salute non mi ha permesso di restare per il troppo caldo e mi sono rimesso in viaggio arrivando nell’estate del 2009 ad Al Gatrun, in Libia. Qui sono rimasto 4 anni facendo il pastore.

Neanche là è possibile vivere tranquilli, perché ci sono tanti pericoli per la propria vita, per questo ho cercato più fortuna a Bengasi. Qui ho lavorato come manovale per 5 mesi, ma sono dovuto scappare anche da là perché non avevo nessuno che mi ospitasse ed è molto pericolo vivere in strada.

Così, infine, sono arrivato a Tripoli sperando di trovare finalmente un po’ di tranquillità: d’altronde è la capitale! Anche qua purtroppo non trovavo alloggio se non di pochi giorni finché un signore non mi ha ospitato a casa sua per un mese, è stato molto gentile con me. Finito il mese lui non ha potuto più aiutarmi e mi sono ritrovato in strada. Mentre andavo a cercare lavoro un gruppo di uomini mi hanno aggredito, derubato ed rapito. Sono rimasto in prigione tre mesi, tre mesi terribili in cui pretendevano io pagassi una cauzione di 40000 dinari, soldi che io non potevo in alcun modo pagare. Ogni giorno venivo picchiato per questo e pensavo che non sarei più uscito da lì vivo. Poi, una notte, mi portarono in spiaggia. C’erano tante persone, ma non sapevo il perché fossimo lì. Mi obbligarono a salire su una barca, ma io non volevo farlo, perché non mi volevano dire dove mi volessero portare. Quindi mi sono buttato giù dalla barca. A questo punto loro si sono arrabbiati cominciando a sparare in alto per spaventarmi e dopo avermi legato mi hanno ributtato sulla barca. Così sono partito verso l’Italia.

Sono sbarcato a Lampedusa, successivamente mi hanno trasferito in Sicilia dove sono rimasto due settimane e poi a Bologna in un centro di accoglienza per un mese.

Ultima tappa del mio viaggio è stata Modena, dove sono arrivato il 23 aprile 2016.

Sono stato ospitato dalla cooperativa Caleidos in via delle Costellazioni finché non è finito il progetto con loro. Durante questo periodo, grazie ad un amico ho conosciuto Marilé e i suoi amici della “Scuola libera di italiano” che mi hanno aiutato a imparare l’italiano e in tante altre necessità. Tra questo mi è stato possibile frequentare diversi corsi di formazione che mi hanno permesso di trovare lavoro. Infine, quando mi sono trovato senza casa la signora Marilè stessa mi ha ospitato per un mese, non smettendo mai di aiutarmi a cercare un altro alloggio. Grazie a degli amici abbiamo conosciuto Giovanni e don Raffaele il quale ha accettato di ospitarmi finché non troverò una casa.

Ringrazio molto Giovanni, Jam, don Raffaele e la parrocchia di S.Lazzaro per questo aiuto.

A presto.

Il progetto ‘Rifugiato a casa nostra’

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