Frammento del ritiro di Avvento • domenica 1 dicembre 2019, San Pio X.

Gesù ci indica con quale stile dobbiamo “prenderci pensiero”. 

Guardando: “guardate”, dice Gesù. 

Guardate i corvi, guardate i gigli…

Dio li nutre, Dio li veste. 

E se i gigli sono ben fragili, ma almeno sono belli… i corvi, invece!: i corvi sono orribili, guastano il raccolto, la loro carne non è buona da mangiare, non sono graziosi, non cantano… diremmo noi un animale inutile: eppure Dio si preoccupa anche per loro. 

Questo Dio che cura i dettagli è straordinario…!

Un Dio rispettoso di ogni creatura, un Dio che ha cura di ogni creatura, un Dio che veste, come un sarto di altissima moda, ogni giglio, ogni fiore e che cura anche l’animale meno nobile, quello che dà solo fastidio e non ha alcuna utilità. 

Un Dio ben diverso da noi: che usiamo e spremiamo fino all’ultima goccia di ciò che ci dà piacere e scartiamo, gettiamo, calpestiamo ciò che non serve…

Gesù ci invita a guardare, come lui guarda. 

Ci indica la via dello sguardo contemplativo come metodo della nostra relazione con la Terra, con il creato, con tutta la vita che è intorno a noi, con il mondo. 

Il pianeta non è “oggetto” che va usato, è prima di tutto meraviglia che va guardata. 

E se noi impariamo a guardare, a stupirci, a contemplare, impariamo anche a rispettare, a custodire, a usare con gratitudine e sobrietà. 

Usciamo finalmente da quel rapporto “violento” che abbiamo con il mondo creato: “oggetto” da usare, da mangiare, da manipolare secondo i nostri gusti, spesso secondo la nostra avidità, di solito senza gratitudine e senza sobrietà, come se fosse un’infinita riserva di beni solo per noi. Il mondo non è un supermercato dagli scaffali sempre pieni. 

Guardare ci libera dalla violenza di una relazione tra noi e la Terra che diventa unidirezionale: la Terra per noi. E non anche noi per la Terra. 

Perché se la Terra è per l’uomo, è vero che Dio ha dato anche all’uomo la responsabilità della Terra. 

Tra l’uomo e la Terra occorre che ci instauri un rapporto di reciprocità: è vero che siamo chiamati ad essere i “Signori” della Terra, ma questo non vuole dire i “padroni” della Terra. 

Signori come Gesù è Signore: Signori, cioè, come servi del bene della Terra, perché la Terra sia bene per noi. 

Noi viviamo con il Creato un rapporto senza rispetto, senza pazienza: come se il Creato fosse “cosa” per noi e noi non ne fossimo in realtà una parte. 

Il Creato e l’uomo sono una stessa intenzione di amore di Dio. Un’unica Creazione.

Sono un’unica cosa in un rapporto in cui l’uomo e la donna sono responsabili del Creato e il Creato si preoccupa di nutrirli, di coccolarli, di riempirli di gioia con i suoi doni. 

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