L’incontro della comunità parrocchiale di san Pio X con il vescovo Erio Castellucci

Un incontro atteso. 

Preparato per tutto il mese di ottobre da tutti i gruppi dei genitori e dei bambini dell’Iniziazione cristiana e desiderato da tanti come momento di riflessione, dopo che – il 9 settembre – la comunità di san Pio X ha celebrato la dedicazione del nuovo altare al termine dei lavori che hanno completato il riordinamento liturgico della chiesa. 

La domanda posta in apertura: “Siamo una chiesa che genera o che degenera?” ha incorniciato l’intervento del vescovo, don Erio Castellucci, che ha letto la vicenda della sterilità di Sara, moglie di Abramo, a partire da quanto san Paolo afferma nella lettera ai Galati, quando si paragona ad una madre che partorisce nel dolore i suoi figli (Gal 4, 19) e paragona la Chiesa a Sara, la madre libera (Gal 4, 22-28). 

Ma come Sara ha sperimentato la sterilità, così può accadere alla chiesa, se cade nelle stesse cinque forme di infecondità di Sara, narrate in Gen 16 e Gen 18: la lamentela per una promessa che sembra non compiersi, la strategia umana per forzare la mano a Dio (o per aiutarlo!), l’invidia rabbiosa e incattivita contro chi è più fortunato (Agar), lo scetticismo ironico che porta al riso amaro e, infine, la menzogna (“Non ho riso!”, afferma Sara per paura). 

A metà strada tra il racconto e l’interpretazione, l’intervento del Vescovo ha catturato l’attenzione delle 250 persone presenti, mentre moltissimi bambini svolgevano un gioco a tema nelle sale adiacenti la chiesa. 

Nella seconda parte dell’intervento il Vescovo ha commentato Gen 21, spiegando come Dio volge la sterilità di Sara in fecondità sulla base di un percorso di conversione che tutta la Chiesa è chiamata a fare: dal lamento alla lode, dalla strategia umana all’affidamento a Dio, dall’invidia alla scoperta dell’elezione, dallo scetticismo alla gratitudine, dalla menzogna alla verità. Ecco il cammino di una comunità che, anziché degenerare nelle proprie patologie che non la rendono attraente per nessuno, sa generare come grembo fecondo per tutti quelli che cercano una via per incontrare il Signore. Successivamente i partecipanti, suddivisi in 15 gruppi guidati da altrettanti animatori, hanno riflettuto su questo percorso.

Il Vescovo si è preso tempo per rispondere alle domande emerse dai gruppi, in un dialogo che sembrava non voler finire tra il pastore e una delle tante comunità che desiderano partire dalla propria povertà per evangelizzare “al di là dei loro mezzi”. 

Un bel modo per iniziare il cammino pastorale del nuovo anno, assumendo il mandato che il Vescovo affida alle nostre parrocchie di ripensare la propria identità in termini sempre più missionari. 

don Ivo Seghedoni

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