Per questa domenica si sono pensati due possibili segni: uno col pane e uno con l’acqua. Vi invitiamo a leggere e scegliere quello più adatto a voi e a mettere quel pane o quell’acqua nell’angolo della preghiera. Quando tutto è pronto si accendono le candele e uno della famiglia guida il momento introducendolo col segno della croce.
- Siamo riuniti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen
- Anche questa domenica il vangelo ci porta nella sala “dell’ultima cena” e ci fa riascoltare le parole di addio che Gesù rivolge ai suoi discepoli nel cenacolo. Oggi le parole di Gesù suonano per noi come parole di grande speranza e consolazione: lui non ci lascerà soli, il Padre ci donerà lo Spirito di verità che rimane con noi per sempre! Siamo ormai vicini a Pentecoste: con il desiderio di accogliere il dono dello Spirito, preghiamo il salmo e ascoltiamo il vangelo.
Dal salmo 32
Rit: Acclamate Dio, voi tutti della terra
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome, dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! Rit.
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. Rit.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. Rit.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. Rit.
- Padre buono, noi ti ringraziamo
perché tu vinci le nostre solitudini e ci doni un altro Paraclito.
Manda ora su di noi lo Spirito di verità e di timore,
perché per amore e nella libertà,
osserviamo i tuoi comandi di salvezza.
Benedetto nei secoli dei secoli. Amen.
Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 15-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Riflessione
In questi mesi di pandemia non sono certamente mancati i momenti in cui ci siamo sentiti soli e preda della paura! Non sono certamente mancati e non mancheranno, i momenti in cui abbiamo dubitato e dubiteremo ancora di noi stessi, degli altri e forse anche di Dio!
La parola del vangelo, oggi, parla proprio alle nostre paure e alle nostre solitudini: “Non temete! Non vi lascerò orfani. Pregherò il Padre e vi darà un altro Paraclito”.
Strana questa parola: Paraclito. Deriva dal greco, è composta da pará (presso) e caléo (chiamare); letteralmente significa “chiamare vicino”; il suo participio passato ha come equivalente latino l’ad-vocatus, cioè “avvocato”, inteso come “difensore” o “soccorritore”, per estensione “consolatore”. Gesù, leggiamo nel vangelo, è il primo Paraclito-consolatore e ci promette un altro consolatore, lo Spirito, che viene nelle nostre solitudini e paure e rimane con noi per sempre!
Dice Gesù che questo secondo Paraclito, lo Spirito della verità rimane “con noi, presso di noi e sarà in noi”. Queste preposizioni non sono casuali, indicano una progressione molto chiara:
– lo Spirito rimane con (meta) noi: si fa accanto e vicino
– lo Spirito rimane presso (para) di noi: entra in comunione
– infine, lo Spirito sarà in (en) noi: Gesù parla di una vera e propria intimità.
Ancora una volta Gesù ci invita, soprattutto nei momenti difficili, a non cercare fuori, ma dentro di noi. Lui ci invita ad un cammino di grande interiorità, perché proprio nel nostro intimo possiamo incontrare la presenza del Paraclito che ci sostiene e ci consola.
Proprio nel silenzio e nella solitudine, scendendo dentro di noi è possibile scoprire e percepire una presenza, una luce che illumina e riscalda, una voce che ci ricorda che siamo amati e che non dobbiamo temere: è l’azione dello Spirito che risuona nel profondo della nostra coscienza. Oggi il vangelo ci invita a questa “discesa interiore”, un’operazione a cui non siamo molto abituati, perché troppo spesso siamo presi dal fare e dal correre.
Se sapremo fermarci, scendere dentro noi stessi, ascoltare le nostre emozioni e sentimenti scopriremo di non essere soli, scopriremo di essere abitati da una presenza delicata e gentile che non fa rumore, che non si impone con la forza, ma che illumina e orienta le nostre scelte, placa le nostre paure e infonde in noi la speranza. Scopriremo così di essere abitati da desideri profondi e grandi, cioè dai comandi del Signore. Comandi intesi non come imposizioni esteriori, ma come parole preziose che orientano e consolano, parole preziose da ascoltare e seguire. In arabo, comandamento si traduce con un termine che richiama l’eredità lasciata da una persona, comando indica ciò che esiste di più intimo e prezioso. Per questo motivo Gesù può dire: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”, perché amore e comando sono strettamente legati.
Se oggi esiste un problema all’interno della chiesa è che la vita cristiana non si innesta su una vita spirituale profonda. Come ricorda Luciano Manicardi: “Dobbiamo riconoscere che come chiesa ci siamo nutriti sempre più di parole politiche, sociali, morali ed economiche e che abbiamo posto in secondo piano il vangelo. Spesso chiesa e vita interiore sono percepiti come elementi separati. Parlare di vita ecclesiale significa evocare attività pastorali-organizzative ed una religiosità formale, non significa invece richiamare uno spazio in cui sia attribuita una centralità alla vita spirituale ed alla preghiera, uno spazio in cui l’uomo è invitato a ritornare in se stesso e recuperare il senso profondo della propria vita. Il problema è che spesso le energie pastorali migliori vengono investite nel mantenere le strutture, “fare” delle cose, organizzare iniziative… Si generano così “fedeli” sempre più infedeli. Il cristianesimo viene così svuotato dall’interno e ridotto a socialmente utile”.
Certamente questo invito all’interiorità è uno degli insegnamenti preziosi che la Fase 1 ci ha consegnato. Ci siamo dovuti fermare (a parte i medici, il personale sanitario e coloro che hanno garantito un servizio essenziale): stavamo correndo troppo forte, dimenticandoci di ciò che è essenziale.
Ora che sta ripartendo la Fase 2, facciamo tesoro di questo insegnamento. Percorrendo questa discesa interiore scopriremo che non siamo soli e che il nostro oggi è abitato da Dio.
Chi guida la preghiera introduce le invocazioni con queste parole:
Oggi, illuminati dallo Spirito del Timore di Dio, vogliamo chiedere al Signore di essere capaci di ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. Alle preghiere rispondiamo:
Venga il tuo regno, Signore!
Per la Chiesa: lo Spirito di verità promesso dal Risorto ci insegni le vie di Dio, ci guidi nel discernimento del bene e ci renda testimoni della verità del vangelo, preghiamo.
Per la nostra comunità: lo Spirito del Padre ci guidi a vincere la tentazione dell’attivismo e a custodire il primato dell’ascolto della Parola e della preghiera, preghiamo.
Per quanti sono nella malattia e nel lutto: lo Spirito Consolatore ispiri in tutti noi parole e gesti di consolazione e di speranza, preghiamo.
Per i ragazzi che in queste settimane avrebbero partecipato per la prima volta alla comunione e al sacramento del perdono: aiutati dalle loro famiglie custodiscano la loro amicizia con Gesù, in attesa di celebrare il suo amore nei sacramenti, preghiamo.
Preghiamo ancora il Signore.
Davanti a te Signore, ci ricordiamo:
della nostra comunità, delle persone che amiamo e che non sono qui con noi, dei nostri amici,
dei medici e di tutto il personale sanitario,
di chi è senza lavoro, di chi soffre a causa della solitudine e della paura,
delle genti dell’Islam che stanno vivendo il tempo del Ramadan,
degli Ebrei il popolo dell’alleanza.
Nel giorno della risurrezione ci ricordiamo di tutte le persone che abbiamo amato e sono morte
…(si possono esprime altre preghiere)
Padre nostro
Momento celebrativo col pane
Può essere fatto a conclusione della preghiera oppure all’inizio del pasto
Mentre tutti sono seduti, chi guida la preghiera prende in mano il cestino del pane e dice:
Noi oggi non possiamo partecipare alla messa nella quale ci viene dato da mangiare il pane e il calice dell’eterna alleanza. In attesa di poter celebrare l’eucaristia insieme alla nostra comunità parrocchiale, come i discepoli a Emmaus, spezziamo il pane e lo condividiamo tra di noi come segno di comunione nella memoria della Pasqua di Gesù. Facciamo questo per esprimere il nostro desiderio di partecipare alla messa per nutrirci del pane e del calice della comunione, che ci liberano dalla paura e fanno di noi un solo corpo in Cristo nostro Signore.
Preghiera di benedizione del pane
Preghiamo. Signore, anche oggi tu siedi alla nostra tavola.
Benedici noi e sii benedetto per questo pane:
concedici di condividerlo nella comunione
in attesa di celebrare l’Eucaristia nelle nostre comunità.
Per Cristo nostro Signore. Amen
Chi guida la preghiera spezza il pane e lo porge ai familiari o ai presenti intorno al tavolo, che lo mangiano insieme in silenzio.
Se siamo soli, spezziamo il pane e ne mangiamo un pezzo in silenzio ricordando chi ci è caro.