Un seme di Vangelo (Lc 17, 5-10)

“Inutili”. 

Non è mica bello sentirsi giudicare “inutili”. 

Perché “servi inutili”? Allora tanto vale lasciar perdere, non impegnarsi. 

Questa traduzione ci ha sempre dato un po’ fastidio. 

E forse anche distorto dall’annuncio che questo vangelo ci rivolge. 

E’ la traduzione del termine greco akreioiche non vuol dire esattamente “inutili”, ma “senza utile”, senza pretesa, che non cercano il proprio interesse, non rincorrono il tornaconto personale…

Per capire forse dobbiamo pensare a come viviamo interiormente un servizio che facciamo ad una persona che amiamo moltissimo e per la quale saremmo disposti a dare tutto noi stessi, purché comprenda l’affetto che ci lega a lei. 

Allora, in questo caso, non badiamo ad alcun calcolo, non pensiamo alla fatica, non ci riteniamo “utili” perché abbiamo fatto qualcosa di importante. Anzi, minimizziamo se la persona che amiamo ci ringrazia, si accorge di quanto abbiamo fatto. Le diciamo che non ci è costato, che avremmo voluto fare di più, che è per noi gratificante fare quello che abbiamo fatto e anche di più. 

Ecco i “servi inutili”: coloro che amando sentono che hanno fatto troppo poco, che si vorrebbe fare di più e meglio. 

Il Vangelo questo ci vuole comunicare: che la fede è chiamata a diventare una relazione di amore, di gratuità e di libera donazione, solo perché si vuol bene al Signore. 

E noi, invece, ancora calcoliamo quanto abbiamo fatto per Lui, ci presentiamo con i nostri presunti “meriti”, vogliamo riconoscimenti e premi per il nostro impegno. 

In una relazione di amore non è mai così. 

Quello che facciamo per il Signore e per gli altri è utile, certo. 

Ma va vissuto nella logica dell’inutile, cioè del dono gratuito, senza calcolo, senza pretesa di riconoscimento. 

Quanto siamo ancora lontani da questa fede?

don Ivo 

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