ARTICOLO SEME DEL VANGELO 30 giugno 2019 

Il Vangelo di questa domenica inizia dicendo che ‘Gesù prese la ferma decisione di andare a Gerusalemme’, letteralmente ‘indurì il volto in direzione di Gerusalemme’. È un passaggio chiave, il momento di svolta nel Vangelo di Luca: da ora in avanti il Signore avrà una direzione non più vaga, ma precisa, e con essa la piena coscienza di un destino che dovrà compiersi. Siamo solo a metà del Vangelo, eppure è proprio in questo momento che si costruisce tutto il cammino, e non è strano sentire della durezza con cui Gesù richiama i suoi discepoli subito dopo: li sgrida quando invocano un fuoco dal cielo su quelli che non volevano accoglierli (arrogando a se stessi la vera interpretazione della volontà di Dio!); dice che è impossibile seguirlo se non si sa dove si va; chiede di non perdersi dietro a doveri – pur buoni – che però non portano futuro; mette in guardia dalla tentazione di voltarsi indietro una volta intrapresa la sequela. Ci aspetteremmo forse una maggior durezza verso chi non lo accoglie e invece il Signore ci spiazza, accettando l’opposizione di chi lo rifiuta e spendendo parole esigenti nei confronti di chi vorrebbe seguirlo.

Eppure, dicevo, questo modo di fare non è strano, anzi è pienamente comprensibile. La decisione di andare a Gerusalemme, che fa indurire il volto di Gesù, lo toglie da ogni ambiguità, lo rende libero dalla tentazione del successo, lo pone ‘solo’ sul cammino del pieno dono di sé. Ciò toglie il velo anche sullo stile di chi vuole seguirlo: essere discepoli del Signore significa accettare di percorrere fino in fondo la strada del dono di sé, vincendo la tentazione di invocare un Dio forte contro i nemici, o di mettere sempre davanti altre cose, pur buone, che ci tengono fermi o voltati all’indietro. Soprattutto, essere discepoli significa avere una meta ferma, che rende possibili scelte, rinunce, stili rinnovati.

Davanti a questo Vangelo occorre confessare che spesso come singoli – ma anche come Chiesa – siamo un po’ in alto mare. Quante volte sentiamo di non avere una direzione precisa nella vita, con la conseguenza di essere discepoli ‘a metà’, divisi tra il desiderio di una sequela più viva e impelagati in tanti piccoli doveri, da cui pare impossibile liberarsi. Quante volte ci barcameniamo tra scelte che compiacciono chi abbiamo vicino – purché rimanga con noi – e scatti di durezza (del cuore, non del volto) che servono solo a creare confusione in noi e fuori di noi. Quante volte, come i discepoli, invochiamo il fuoco dal cielo su chi non la pensa come noi, credendo di interpretare correttamente il sentire di Dio, senza considerare che la sua parola definitiva sulla vita degli uomini è la croce di Gesù …

Chiediamo allora al Signore la forza di individuare una meta per la nostra vita e di sceglierla con il suo stesso stile, lo stile di chi sa fare della propria vita un dono.Don Raffaele

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