Venerdì 7 giugno, come primo atto della sagra di San Lazzaro, abbiamo fatto un momento di veglia aperto a tutta la comunità. La Veglia ha proposto una meditazione sul vangelo di Mc 8, 14-21. I discepoli sono in barca con Gesù ma discutono tra loro perché si sono dimenticati di prendere il pane per il viaggio; hanno un solo pane, che è una quantità insignificante. Gesù prende spunto dal pane e si mette a insegnare circa il lievito dei farisei e di Erode (la salvezza si merita; la salvezza sta nel potere. Due lieviti che corrompono la vita anziché formare pane che nutre). Ma tra Gesù e i discepoli c’è incomunicabilità: loro hanno un problema concreto, mentre Gesù sembra funzionare solo su un piano spirituale.

C’è una cosa curiosa: subito prima di questo spostamento in barca, Gesù ha moltiplicato per la folla sette pani e pochi pesciolini, ha sfamato quattromila persone e sono avanzate sette sporte piene. Se i discepoli ci pensassero, non sarebbero preoccupati di avere un solo pane. Ma i discepoli sembrano non ricordarsene. C’è di più: hanno con loro un solo pane ma anche l’unico pane che veramente conta (cioè Gesù); anche di questo però sembrano non avere consapevolezza.

Questo vangelo, con le considerazioni e le attualizzazioni che si possono fare, è stato proposto in un testo recitativo, fatto di due monologhi, il primo centrato sulle mancanze: c’è un solo pane, quando ce ne dovevano essere molti; manca sempre un sacco di cose…; il secondo centrato sull’unico pane, cioè su ciò che conta, che è essenziale e che non può mancare nella vita di ciascuno come nella vita della comunità. In ciascuno dei due momenti è stato chiesto ai presenti di pensare, prima, a cosa può essere mancato, in comunità in questo anno, poi, a cosa è da considerare essenziale, cioè se e come le cose che facciamo parlano di Gesù. Mentre, con queste modalità, si dipanava il testo, si è voluto porre, a rinforzo, un segno: una pagnotta grande, composta di una dozzina di segmenti, è stata portata all’altare. Poi, undici persone (rappresentative di vari gruppi) sono venute all’altare, una dopo l’altra, recando un cestino. Lasciato il cestino sull’altare, si sono allineate ai piedi del presbiterio davanti all’assemblea.

A questo punto il narratore, all’ambone, ha preso a ricordare date e avvenimenti importanti che la nostra comunità ha vissuto in questo anno pastorale; ad ogni ricordo uno degli 11 personaggi andava all’altare, staccava un pezzo dalla pagnotta, lo riponeva nella cesta e andava a prendere posto nelle file tra i banchi. Il ricordo si fa pane: ricordare le cose belle della comunità ci vita e ci aiuta a guardare avanti. Se manca il ricordo, le cose scivolano via senza lasciare traccia e rimane un qualcosa di amorfo che deprime. Ricordare le cose è dare lode a Dio che opera attraverso di noi; è riconoscere la sua presenza. Ogni ricordo un pezzettino di pane, ma unica è la pagnotta, perché unico è il Signore e unica la Comunità. Undici persone e dodici pezzi: il dodicesimo pezzo è il ricordo che ciascuno porta davanti al Signore con gratitudine.

A questo punto la Comunità si è espressa con tre formule di ringraziamento (sul versante dell’unico pane) e con tre richieste di perdono (sul versante del solo pane).

Al termine, il pane (accresciuto di altro pane) è stato distribuito alle uscite come segno di unità nella diversificazione delle nostre storie, attitudini, funzioni, servizi; membra della unica comunità. Anche: ciascuno, con le proprie peculiarità, capace di dire una parola vera su Gesù.

Carlo 

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