Spesso nelle parrocchie la sagra viene valutata in base ai numeri: quanti incassi sono stati fatti, quante persone hanno partecipato a questo o a quello, quanti biglietti della lotteria sono andati via … Se dobbiamo limitarci ai numeri, possiamo dire che la nostra sagra è andata bene, anzi, che è stata una successo. Il venerdì sera sono venute molte persone alla grigliata, il sabato sera c’è stato addirittura un fiume di gente, la domenica al pranzo condiviso per il 35° anniversario del Modena 5 il tendone era stipato di persone. Questo dal punto di vista dei numeri. Io credo però che la cosa più bella sia stato respirare un’aria di famiglia: chi è venuto ha potuto passare del tempo a chiacchierare con altri, ad ascoltare musica, a passeggiare per il prato o per gli stand. Rispetto agli anni scorsi i ragazzi hanno preparato meno cose, perché l’obiettivo era proprio costruire un contesto in cui poter stare bene insieme senza correre troppo. C’è stata anche qualche mamma del catechismo che ha scelto di fare un piccolo laboratorio di giochi per i più piccoli, mettendo in comune la propria competenza … Sono tutti segni che indicano la direzione in cui dobbiamo camminare come comunità: non tanto preoccuparci di fare fare fare, ma costruire spazi in cui stare bene, spazi di dialogo senza l’ansia di dover scappare via come ci succede tutti i giorni, spazi di incontro gratuito in cui ognuno può dare qualcosa perché nessuno è solo spettatore.

Se avremo questa cura per noi e per le nostre relazioni, potremo scoprire che il clima bello della sagra non è qualcosa di limitato al secondo week-end di giugno, ma un’atmosfera costante che accompagna i nostri progetti e testimonia al mondo che siamo discepoli del Signore. In fondo, è anche ciò che Gesù dice ai suoi amici prima di lasciarli: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”.

Don Raffaele

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