Un seme di Vangelo: Gv 14,15-16; 23-26

Gesù se ne va’, ma quanto poco hanno compreso di lui i discepoli! A loro è affidato il compito di testimoniare, una missione decisamente sproporzionata rispetto alle loro forze. Quasi a correre ai ripari, Gesù si accinge a invocare lo Spirito dal Padre. A loro, che si sentono schiacciati, Gesù assicura (5 volte nel corso dell’ultimo discorso) un nuovo Consolatore, qualcuno che dia loro forza. 

A garantire questa presenza pensa lui (v. 16)… e come mai facciamo fatica a farne esperienza così come Gesù promette? Perché anche al discepolo, a ciascuno di noi, tocca fare la sua parte: lo Spirito è presente per chi si preoccupa di amarlo e vivere i suoi comandamenti (v. 15 e 21), a patto che ciascuno continui ad amare e osservare la sua parola (ascoltare e agire di conseguenza a ciò che si è ascoltato). Lo Spirito può agire in chi lascia un punto accessibile al bene, in chi continua ad essere disponibile all’amore, vissuto nel concreto.

Alcune volte sentiamo questa presenza dello Spirito che ci accompagna, alcune tracce del suo sostegno; altre volte non lo sentiamo e non ne facciamo esperienza, ma egli “rimane con noi per sempre”. Romano Guardini, sul letto di morte, avrebbe invocato così: “Vieni Spirito Santo, inviato a noi, che rimani tra noi anche se i nostri ambienti rimbombano vuoti, quasi tu fossi lontano”.

Lo Spirito accompagna, sostiene, promuove, vivifica, ricorda, istruisce, guida; “la comunità vive in virtù non di un Signore e Maestro assente, bensì di uno Spirito di verità costantemente presente”. A ciascuno di noi è chiesto di fare dei passi affinché lui possa agire in noi e tra di noi.

don Marco

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