Una riflessione sullo Spirito nel giorno di Pentecoste

di Luciano Manicardi, monaco di Bose

Mi pare fondamentale ricordare che, soprattutto per la trasmissione della fede, è basilare aiutare il formarsi nei giovani di uno spazio interiore, di una capacità dialogica, riflessiva, una capacità di collegare interno ed esterno, emozioni sentite in sé ed eventi vissuti esteriormente, una capacità critica e di autoanalisi. Dunque, di aiutare lo sviluppo di una dimensione umana, umanissima, di interiorità. Non sarà certo ancora la vita spirituale cristiana, ma ne può costituire l’indispensabile fondamento umano. I movimenti del guardare dentro di sé, di ascoltare il proprio corpo, di nominare le proprie emozioni, di valutare le proprie azioni, di pensare e riflettere, di interrogarsi e porsi in questione, di stare in solitudine e di abitare il silenzio, sono movimenti umani tutt’altro che estranei alla vita spirituale cristiana. Questa nasce dall’ascolto della Parola di Dio e dall’accoglienza del dono dello Spirito. E l’uomo spirituale che nasce dalla Parola deposta nel suo cuore e fecondata dallo Spirito è l’uomo capace di amore, l’uomo che ama il Signore e anche i fratelli. È l’amore che garantisce l’autenticità dello spirituale cristiano.

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