ARTICOLO SEME DEL VANGELO 14 aprile 2019I racconti della passione di Gesù sono senza dubbio il cuore dell’annuncio cristiano, scandalo enorme per tutti noi ma proprio per questo ‘buona notizia’. E la narrazione di Luca da questo punto di vista non fa eccezione, perché presenta in Gesù una capacità di fiducia nell’uomo e in Dio che noi riterremmo senza senso. Ciò che il Signore vive in questi momenti è un vero e proprio affidamento al buio. All’inizio della narrazione, lo ascoltiamo confidare ai suoi discepoli ‘ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi’, lo vediamo benedire il pane e spezzarlo, per poi distribuirlo a tutti, lo vediamo far passare il calice dicendo che questo è il sangue dell’alleanza … e tutto ciò per una comunità impreparata, incapace di capire quello che stava per succedere, litigiosa (proprio in questo momento Luca colloca la disputa sul più grande!), supponente come Pietro che presume di esser più fedele degli altri. Perché Gesù sei così ingenuo da fidarti di questi discepoli? Come puoi non avere paura che nelle loro mani la tua missione fallirà? E poi ancora, alla fine del Vangelo, ancora un atto di fiducia al buio: ‘Padre, nelle tue mani affido il mio spirito’. Mentre gli altri evangelisti raccontano di un grido da parte di Gesù, o della recita del Sal 22, Luca ci presenta questo affidamento finale. In un momento di buio totale, dove anche Dio sembrava lontano anni luce, Gesù non perde il collegamento, anche se non è in grado di sentirlo o vederlo. Tutto ciò che succede – il tradimento, la cattura, il processo, la condanna … – tutto è inquadrato in questi gesti di fiducia totale e apparentemente immotivata. Questo è lo scandalo della croce e al tempo stesso la buona notizia!

Sì, perché il Vangelo ci dice che fin da subito qualcosa succede: la folla, che era venuta urlando, va via battendosi il petto; i soldati, che lo avevano insultato e crocifisso, ora riconoscono nella persona del centurione che lui era giusto; il potere religioso, così avverso, viene sgretolato dalla domanda di Giuseppe di Arimatea (e di Nicodemo) di prendere il corpo di Gesù. La morte del Signore produce già un frutto, apre nuove strade per coloro che fino a quel momento non avevano capito.

Essere cristiani significa per noi attingere sempre e nuovamente a questa vita, alla sua capacità smisurata di fiducia, alla sua perseveranza che apre cammini nuovi anche quando tutto sembra destinato alla morte.

Chiediamo al Signore in questa settimana di poterlo seguire ed ascoltare, così che anche la nostra vita cambi e diventi sempre più simile alla sua.

Don Raffaele

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