Un seme di Vangelo Lc 9, 28-36

Un racconto misterioso.

L’episodio della trasfigurazione è davvero un pozzo profondo e un’esperienza poco comprensibile.

Che cosa è realmente accaduto?

Gli apostoli sono oppressi dal sonno, ma si sforzano di continuare a vegliare; poi dichiarano quanto sia bello rimanere lì, con Gesù e i suoi compagni; in seguito provano paura, quando la nube li avvolge con la sua ombra; e per finire scendono in silenzio, custodendo per sé l’esperienza in una intimità discreta e pensosa.

Come mai questi passaggi emotivi? A che cosa alludono? Di quale esperienza ci parlano?

Tutto il racconto, come ci viene ripetuto due volte introducendolo, ci parla della preghiera.

Gesù sale sul monte a pregare e tutto avviene mentre pregava.

Il racconto ci spiega anche perché sia così difficile pregare, soprattutto per noi, donne e uomini di questo tempo.

Pregare è difficile perché è “pericoloso”! Espone ad esperienze e sentimenti da cui ci si vorrebbe difendere!

Tutti abbiamo vissuto, probabilmente, un’esperienza nella quale abbiamo sentito che “è bello per noi stare qui”: un momento di preghiera intimo, profondo, in cui abbiamo sperimentato dolcezza e intimità con il Signore… Ma quanto poco è durato? Perché è cosi difficile riviverlo? È più facile, nella preghiera, essere oppressi dal sonno, avere la testa che va dappertutto…; è più facile provare addirittura paura nello stare soli con se stessi e i propri conflitti interiori…; se preghiamo siamo spesso presi da una strana impazienza: ci viene in mente ogni altra cosa che dobbiamo fare, sperimentiamo un’inquietudine fastidiosa, ci sembra di scavare nel nulla e di abitare in un deserto di silenzio, oppure siamo assaliti da voci negative…

Sì, pregare è difficile. Pregare può essere penoso. Ecco perché rifuggiamo dalla preghiera.

Da subito ci viene detto nel racconto che è proprio grazie a questo esercizio che “il suo volto cambia di aspetto”. La preghiera dunque cambia il volto di una persona, perché ne cambia il cuore. E questo ci dà subito accesso ad un dato del pregare che noi tendiamo a trascurare e che invece è decisivo per capire cosa sia la preghiera e a che cosa serva. Scrive Enzo Bianchi: “Sappiamo bene che la preghiera non muta Dio ma trasforma noi, eppure ce ne dimentichiamo facilmente, perché la forma di preghiera pagana che vuole parlare a Dio, che vuole piegarlo ai nostri desideri, sta nelle nostre fibre di creature fragili e bisognose, pronte a fare di Dio colui che può sempre dirci “sì”. Gesù invece non prega così, perché sa che è lui a dover dire “sì” a Dio, non viceversa”.

Pregare è pericoloso perché se imparassimo a pregare, la preghiera ci cambierebbe!

don Ivo

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