L’ultimo articolo sul Consiglio Pastorale ha un titolo un po’ strano: perché un ‘doppio senso di marcia’? Se ci lasciamo guidare dal paragone stradale lo possiamo capire facilmente. Ci sono strade, infatti, in cui è possibile andare in una sola direzione: si entra o si esce, ma non entrambe le cose. Ci sono strade che invece si percorrono nei due sensi, hanno una carreggiata segnata da una striscia di mezzeria (quando c’è) e le macchine devono stare attente a chi viene dall’altra parte per evitare incidenti se la strada è troppo stretta. Così è nel Consiglio Pastorale. A volte si è tentati di pensarlo come un luogo dove si prendono decisioni che poi calano dall’alto sulla comunità, secondo un principio di progetto e attuazione; dunque, una strada a senso unico. Credo che quando decidemmo di unificare le messe delle 10 e delle 11.30, per alcuni la scelta sia stata vissuta proprio così: l’imposizione di un’idea non troppo gradita che non lasciava spazio a repliche. Qualcuno purtroppo ha deciso che questa messa non faceva più per lui e silenziosamente ha cercato altrove. La cosa mi è dispiaciuta molto, per la scelta in sé ma più ancora per la sensazione provata da alcuni di non poter esprimere la propria voce. E confesso che io stesso ho avvertito una certa impotenza nel non poter rispondere o dialogare con le persone che hanno scelto semplicemente di cambiare parrocchia.

Proprio questo esempio mi fa dire che il Consiglio non può essere ‘a senso unico’, ma  ‘a doppio senso di marcia’, un luogo dove sia possibile raccogliere i pareri delle persone a partire dai referenti scelti all’interno della comunità, un luogo dove le istanze portate vengano rielaborate per poter indicare una direzione unitaria per la crescita di tutti. In realtà, pensando al processo che ha portato all’unificazione delle messe domenicali, possiamo dire che questa ‘doppia direzione’ ci sia stata, almeno in larga parte. Ricordo che i referenti dei vari gruppi arrivarono alla riunione dopo aver fatto molte consultazioni; ricordo le perplessità espresse e le attenzioni che si chiese di avere; ricordo anche che tutti, nonostante qualche dubbio, dissero che si doveva procedere per di lì. È stato un momento ‘a doppio senso’? Penso di sì. Certo, questa esperienza dice che da una parte occorre sempre migliorare nella comunicazione, dall’altra è necessario per tutti il coraggio di esprimere la propria idea con sincerità, nella disponibilità ad ascoltare un parere motivato, anche se non sempre in linea con ciò che ciascuno pensa. Insomma, un Consiglio Pastorale ‘a doppio senso di marcia’ richiede una comunità ‘a doppio senso di marcia’. 

Avremo la forza di essere così? Io credo di sì!

Don Raffaele

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