La I domenica d’Avvento la nostra comunità ha sperimentato un nuovo modo di fare ritiro: fare “ritiro insieme”: genitori e bambini del catechismo, le diverse componenti della parrocchia.

Ci si è trovati alle 9 nel salone, per una attività comune, poi bambini ed adulti hanno avuto un loro momento differenziato; di nuovo insieme nella Messa delle 11.15 e ancora, dopo Messa, per un pranzo “comunitario” dove si è condiviso quello che ciascuno aveva portato. Il titolo dato al ritiro è stato: “i sacramenti come segni efficaci: l’Annunciazione, un sì che cambia la vita”. La riflessione sui sacramenti ha trovato una esemplificazione nell’Annunciazione (letta come sacramento) e questo ha messo in luce la connessione che c’è tra la vita e il sacramento, forza che innerva la vita. Alle 9 nel salone era allestito, con semplicità ma con effetto suggestivo, un palcoscenico, i bimbi sedevano in prossimità del palcoscenico su tappeti e gli adulti tutto attorno (su sedie: l’età ha i suoi privilegi). Musica di sottofondo e voce narrante. Sul palco una giovane ragazza ebrea (l’interprete, Anna, bravissima) che, prossima delle nozze, esprime le sue attese, rivive le attese sponsali del popolo di Israele, ricorda il matrimonio dei suoi, spiega il senso di alcuni riti del fidanzamento. Tutto in una atmosfera raccolta, intima, con momenti di preghiera. La proclamazione del brano evangelico della Annunciazione ha dato la chiave di lettura, che i bambini hanno subito colto: alla domanda di don Raffaele hanno risposto che quella ragazza era Maria, la madre di Gesù. Una donna giovanissima che certo non poteva prevedere quello che le sarebbe successo di lì a poco. 

A questo punto i bimbi sono rimasti nel salone a continuare la loro attività e gli adulti si sono trasferiti in chiesa. Qui don Raffaele ha sviluppato una riflessione sul sacramento (rito efficace, cioè che realizza quanto compie), partendo dalla Annunciazione, incontro di Maria con Dio attraverso l’angelo. In questo incontro Maria deve fare la fatica dell’ascolto ma è una fatica feconda perché le permette di ricevere una promessa; è un incontro che mette in moto la vita e che tocca profondamente la sua umanità e farà nascere un uomo: Gesù. Tutto questo può essere trasferito alla nostra vita e alle nostre esperienze. Per esempio, nella Messa noi ascoltiamo la Parola e questa Parola ci trasferisce nel momento dell’ultima cena, discepoli tra i discepoli. A Maria è fatta la promessa di una maternità impossibile, a noi quella di una “comunione impossibile” (perché non la possiamo costruire noi). Il “sì” di Maria diventa subito qualcosa che la mette in cammino (per visitare Elisabetta e condividere insieme a lei le loro esperienze di salvezza) così come accade a noi che, quando riceviamo/sperimentiamo qualcosa di bello sentiamo la necessità di condividerlo. Una immediata applicazione: finita la Messa è bello rimanere ancora insieme per assaporare un po’ di quella comunione che ci è stata donata e che siamo chiamati a vivere. Infine la umanità: Dio sceglie di entrare nella nostra vita di uomini e donne e di cambiarla, di portare a pienezza la nostra umanità. Il sacramento non “spiritualizza” l’uomo, nel senso di una disincarnazione, ma lo umanizza. E noi, con la nostra vita concreta, diventiamo sacramento della presenza di Dio per l’altro. 

Tutto questo è stato affidato alla Messa. Abbiamo sentito ancora di più la bellezza della celebrazione dopo questo momento di preparazione comune, che ha attivato desideri e preghiere.  E dopo Messa abbiamo cercato (chi poteva) di non scappare via subito ma di rimanere per gustare, insieme al cibo, il piacere della relazione. 

Alberta

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