ARTICOLO SEME DEL VANGELO 9 dicembre 2018 

Dio agisce sempre partendo da luoghi marginali: sembra questo il messaggio consegnatoci dal Vangelo di questa domenica. Sì, perché dopo aver presentato una lunga lista con tutti i grandi del mondo dell’epoca, Luca racconta che la Parola di Dio ‘venne’ su Giovanni nel deserto, dopodiché lui si mise a predicare la conversione dei peccati e a battezzare le persone. Nessuno dei potenti – Tiberio, Ponzio Pilato, Erode, Filippo, Anna e Caifa … – si accorge di questo inizio, eppure proprio da lì prende le mosse l’azione di Dio che porta il Battista a divenire il precursore di Gesù.

Questo Vangelo mette molto in crisi, perché ci chiede anzitutto una conversione dello sguardo. Noi siamo abituati a vedere ciò che si nota di più, ciò che fa più rumore; al di là di ciò che possiamo proclamare, la marginalità ci dà fastidio, perché la avvertiamo poco significativa o perdente. È difficile per noi accettare che Dio si manifesti proprio lì, in storie ordinarie o in luoghi periferici. Mi chiedo dunque dove noi volgiamo l’attenzione, se siamo capaci di vedere ciò che non fa confusione, non abbaglia, non occupa le prime pagine dei quotidiani; oppure, se ciò che è marginale non lo notiamo neppure, come la vita delle persone semplici o povere o forestiere, che tutta la Scrittura attesta come coloro a cui Dio rivolge un’attenzione speciale.

Il Vangelo, inoltre, ci provoca ad una conversione nella ‘postura’. Siamo chiamati anche noi, come Giovanni, ad abitare il deserto, a trovare solidità in noi stessi e nella nostra vita interiore. Il terreno della venuta del Signore è prima di tutto il nostro cuore, quando riusciamo ad avvertire la sua voce che dice una Parola alla nostra vita, rendendocene responsabili e annunciatori. Ciò è possibile se non viviamo dissipati, se abbiamo la forza e la pazienza di coltivare la nostra interiorità, la preghiera e l’ascolto del Vangelo. Mi ha sempre colpito l’affermazione di Luca ‘la Parola di Dio vennesu Giovanni nel deserto’, perché mi dà l’idea di qualcosa di nuovo e tangibile che prende corpo nella vita di una persona. Effettivamente è proprio così: nel momento in cui Giovanni sente che la Parola del profeta Isaia è vera per lui e illumina le sue scelte, si mette subito ad annunciare che la salvezza è vicina, facendo proprie le parole del profeta e definendo il suo ministero a partire da esse. Ecco, mi chiedo se e quando anche noi abbiamo fatto l’esperienza di una Parola di Dio che è ‘avvenuta’ nella nostra vita, mettendoci concretamente in moto; se questa esperienza non ci è stata data, forse il problema sta nella poca forza con cui coltiviamo la vita spirituale, abitando simbolicamente il deserto che è la nostra interiorità, e nel poco coraggio con cui ci lasciamo mettere in discussione dalla Parola di Dio.

Don Raffaele

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