Mercoledì 28 novembre sono stato all’Udienza del mercoledì, insieme i membri del gruppo nazionale “Secondo Annuncio” del quale faccio parte da sei anni e che ha terminato il suo progetto di studio sull’evangelizzazione proprio con questa giornata. 

Abbiamo partecipato all’udienza nella quale il Papa ha fatto una catechesi sul desiderio per terminare il suo insegnamento sui Comandamenti: è stata una catechesi bella, profonda e fresca, fresca come è fresco Papa Francesco. 

Alla fine, quando il nostro gruppo si è avvicinato, solo il nostro responsabile Fr. Enzo Biemmi, ha potuto dirgli alcune parole: io non sono nemmeno riuscito a dargli la mano, anche se l’ho visto da vicino e ho notato il suo volto stanco, ma vivace e attento. 

Ciò che mi porto via è un momento tenerissimo, rimbalzato sui Media, nel quale il Papa è andato oltre il protocollo: mentre il suo discorso veniva tradotto in sette lingue e venivano salutati i gruppi che provenivano dai più diversi paesi, un bambino è salito sul palco della sala Nervi. 

Si è avvicinato ad una guardia svizzera: era attirato dai colori e dalla foggia del suo vestito e gli prendeva la mano, ne toccava gli abiti. Dopo un po’ la mamma lo ha raggiunto, lo ha fatto avvicinare al Papa (a cui il bambino non era interessato), poi la mamma è ridiscesa, ma il bambino non l’ha seguita!

Poco dopo una bimba più piccola (probabilmente la sorellina) è salita a sua volta e ha tentato di riportare il fratellino giù e, prendendolo per mano, piano piano lo ha accompagnato.

Noi ci chiedevamo: “Si, ma questa mamma lo doveva lasciar scorazzare in quel modo?” (tipico ragionamento da parroco vecchio stile di una parrocchia di una città del Nord Italia…), ma ad un certo punto, mentre parlava in spagnolo, il Papa ha detto più o meno questo: “Questo bambino è sordomuto… vedete con quale libertà si comporta. E’ bella questa libertà, forse un po’ indisciplinata (risata generale di tutta la sala…). E noi? Siamo capaci di questa libertà davanti a Dio che è Padre? Noi che sappiamo che i comandamenti sono una legge per disciplinare il desiderio: viviamo una libertà disciplinata o indisciplinata?”. 

Il Papa ha così mostrato come si inserisce la vita nell’annuncio: non tenendo distinte le cose (continuando cioè il suo insegnamento come se nulla fosse accaduto!), ma facendo di una piccola esperienza un’occasione per dire una parola di Vangelo e interpellare tutti i presenti. 

Questo è davvero “Secondo annuncio”, così come lo abbiamo studiato e approfondito in questi anni. 

Ecco cosa mi porto via dall’incontro con Papa Francesco: non una fotografia, non una stretta di mano, ma questo insegnamento di vita, questa sua capacità di non dissociare la vita dall’annuncio di fede. 

Mi porto via l’idea che, in quello stile rigido che contraddistingue gli uomini di ogni religione, e che anche in Vaticano è così presente, c’è un bambino, Papa Francesco, che disorganizza le cose e le riporta alla freschezza dell’amore di Dio, al suo invito. Mi porto via questo bambino sordomuto e questo Papa, che con la loro libertà ci invitano ad essere liberi, ma con una disciplina per dare forma evangelica al nostro desiderio. 

don Ivo

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