Un Seme di Vangelo (Lc 21, 25-28.34-36)

Finalmente qualcuno ci spiega a che cosa serva la preghiera!

E non a caso, questo Qualcuno è Gesù, che nel vangelo di questa prima domenica di Avvento ci dice quale sia uno dei frutti più gustosi e profondi, più necessari e desiderabili della preghiera. 

“Vegliate in ogni momento pregando” (v. 36): non per acquisire meriti davanti a Dio, non per ottenere questa o quella cosa, non per piegare Dio ai nostri desideri: “chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri” (Gc 4, 3). 

Gesù ci invita a vegliare in ogni momento pregando per vincere la paura di quello che si potrebbe abbattere su di noi. Ci invita a pregare per vivere a testa alta, non con la testa sottoterra, come struzzi, spaventati di tutto quello che accade o che potrebbe accadere. 

Non è questo, del resto, un invito molto salutare per noi che siamo la generazione della paura, delle “passioni tristi”, sempre impauriti del futuro, delle novità, atterriti dalle notizie che continuamente (talvolta ad arte) i Media ci vomitano addosso?

Un cristiano che ha paura, forse è un cristiano che non prega. 

E’ una donna, un uomo, che magari vorrebbe cercare Dio, ma perde se stesso perché si lascia spazzare via dalla paura e non sa opporre all’indolenzimento spirituale, all’appesantimento del cuore e alla schiavitù dell’affanno la preghiera. 

La preghiera è un tempo di silenzio, per ascoltare la vita e non le nostre paure; è un momento di dialogo per scoprirsi amati e abitati, non soli e abbandonati; è un momento di fortificazione interiore per non appesantirsi di pensieri negativi e di ansietà; la preghiera è un alimento del cuore, una medicina per l’anima, è il tempo e lo spazio in cui ci prendiamo cura di noi stessi davanti a Dio che viene a risanarci. 

Ecco perché pregare: e la preghiera è certamente attesa, desiderio, grido, invocazione. Per esser le donne e gli uomini della speranza e del futuro, non della paura e della nostalgia del passato. don Ivo

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