Un gruppo ristretto di noi ha letto con attenzione la lettera pastorale del Vescovo Erio (“Al di là dei loro mezzi”), l’ha discussa e ne ha ricavato alcune riflessioni e proposte che ha portato al Consiglio pastorale della parrocchia. Il titolo è intrigante: si riferisce alla colletta che l’apostolo Paolo organizza tra le comunità di alcune città greche a favore dei poveri della chiesa madre di Gerusalemme; ecco, queste comunità hanno saputo dare con grande generosità, nonostante oggettive condizioni di povertà, appunto “al di là dei loro mezzi”. Come è possibile? E’ possibile perché tutti abbiamo delle risorse, delle ricchezze che devono solo essere “tirate fuori” e messe in circolo. E le può tirare fuori soprattutto uno spirito di condivisione, una visione comunitaria della vita, un sentirsi parte di una realtà più grande dove il mio contributo serve, un dare la priorità alle relazioni. Alla luce di questa dimensione di colletta (di raccolta a favore di altri), il Vescovo Erio propone quattro aree di riflessione e di operatività. Sono le quattro aree già introdotte nelle giornate di orientamento pastorale che si sono svolte a giugno, cioè: sport e oratorio, migranti, lavoro e festa, ministero della consolazione. La lettera ha pagine molto significative su questi argomenti e invita a entrare in questi campi con voglia di conoscere e di fare. Solo per dare concretezza a questi temi, attraverso una esemplificazione e pensando alla nostra realtà, nella prima area collochiamo il dopo-scuola, che è appena ripartito; nella seconda, il progetto della accoglienza in appartamento, che deve ora trovare un nuovo assetto, dopo la partenza di Matteo e di Camara; nella terza, la nostra celebrazione comunitaria; nella quarta, la attività della Charitas. Come dicevo, il gruppo ristretto ha portato alla discussione del Consiglio pastorale alcune proposte, sulla quali il Consiglio ha deciso di prendersi il tempo per capirle, articolarle meglio e valutarle nel loro impatto positivo sulla comunità, per cui non vale la pena ora di fare alcuna enunciazione. E’ interessante invece dire alcune considerazioni “di fondo” e “di merito” che questa discussione ha prodotto. Una prima considerazione è la seguente: in parrocchia non mancano le attività (perciò occorre molta prudenza a proporne altre) manca piuttosto il collegamento tra i vari gruppi, attori delle diverse attività. Manca del tessuto connettivo. I gruppi, quando elaborano un loro percorso, dovrebbero pensare a che tipo di ricaduta il loro lavoro può avere per la comunità nel suo insieme e le forme attraverso le quali è possibile proporre questa ricaduta. Sul piano metodologico, è stata fatta una osservazione incisiva: perché due gruppi (ad “alto differenziale”, es un gruppo di giovani e un gruppo di adulti, anche “stagionati”) non elaborano un progetto da condurre insieme? Sarebbe interessante come modalità di interazione e come modalità che genera “connettivo”. La domanda sottesa a tutto questo è : cosa ci serve? La risposta: connettivo. Allora la domanda successiva è: quello che proponiamo (una eventuale attività anche molto interessante e necessaria in sé) serve anche a questo scopo?   Con questa attività, cresce tutta la comunità? Sempre sul piano del metodo, abbiamo visto che il lavoro del gruppo ristretto ha permesso al Consiglio di lavorare con maggiore efficacia. Una prima conclusione perciò è: partecipare al Consiglio è interessante. Dunque un invito: non perdete questa occasione, ora che il Consiglio deve essere rinnovato. Non servono titoli, solo interesse per la comunità. 

Carlo

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