Il mondo scout è pieno di riti e cerimonie dai nomi improbabili, che agli orecchi di una persona esterna possono suonare come ‘l’ennesima stranezza scout’, ma che per chi è dentro l’esperienza diventano presto un codice comune e permettono – insieme a uniformi, totem, urli e tanto altro – di cementare un senso di appartenenza forte e costruttivo. Così è anche per l’uscita dei passaggi, le cosiddette ‘foglie morte’. È il momento che dà l’avvio ufficiale all’anno associativo e in cui avvengono i cambiamenti più grossi tra i gruppi: ci sono ragazzi che salgono alla branca più grande, ci sono capi che entrano o lasciano il servizio, o più semplicemente che si spostano da una fascia d’età all’altra. È dunque un’uscita di saluti – spesso con lacrime! – ma anche di nuovi inizi, segnati dall’accoglienza e dalla scoperta di nuovi compagni di viaggio.

Quest’anno, in continuità con le ultime volte, abbiamo fatto le foglie morte in parrocchia, scegliendo di non andare via due giorni ma di trovarci la domenica mattina, facendo prima attività e poi andando a messa in parrocchia tutti insieme. Abbiamo poi mangiato tutti sotto il tendone (i cuochi sono sempre una garanzia!) e abbiamo concluso con un grande gioco comune. Il sabato si è trovato solo il clan, prima per la partenza di Cacce (Matteo), poi per mangiare insieme e dormire in sala Malerba.

La cosa bella, per me che vivo queste giornate da poco tempo, è vedere che in alcuni momenti si può stare insieme e festeggiare anche se si hanno età diverse: lupetti, reparto, noviziato, clan, capi … tutti uniti con un unico intento. Ed è molto bello trovarsi insieme a messa in parrocchia, per dire che la nostra comunità, qualsiasi sia l’appartenenza associativa che ognuno vive, è la parrocchia in cui celebriamo l’Eucarestia.

Penso che gli scout, come ogni gruppo della nostra comunità, siano una grande risorsa per tutti, ed è bello avere un giorno per celebrarlo ed affidare le attività che iniziano, al Signore. L’augurio che faccio a tutti noi è che possiamo imparare l’unità intorno a ciò che è veramente centrale, per scoprire che anche le nostre diversità possono essere una ricchezza per gli altri.

Buona strada!

Don Raffaele

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