Un seme di Vangelo (Mc 8, 27-35)

La parola di Gesù – che dovrebbe orientare il cammino dei discepoli – diviene motivo di scandalo e di divisione. Di fronte alla parola di Gesù, i discepoli innalzano un muro fatto di silenzio freddo. Gesù parla e insegna, e i discepoli ignorano la parola e temono di interrogarlo (v. 32). Di fronte a questo silenzio è Gesù che torna a prendere l’iniziativa, che chiede, che tenta di ricucire la relazione (v. 33). Ma anche questa volta, scrive Marco: essi tacevano (v. 34). La comunicazione tra Gesù e i dodici è ostruita, bloccata. Di fronte alle parole di Gesù, i discepoli non comprendono e hanno paura di rispondere e di esporsi. Hanno anche paura di interrogarlo e di chiedere spiegazioni. Si chiudono in un silenzio pesante. Come scrive Luciano Manicardi: “Meglio il buio che la luce, meglio l’incoscienza che la dolorosa ricerca della verità: questa sembra essere la condizione dei discepoli. Si può seguire Gesù senza interrogarlo e senza interrogarsi sul senso della sequela, senza pensare e riflettere, senza domandare e interrogare la fede stessa. Si può seguire Gesù senza cercarlo, per forza di abitudine, e la paura è la più efficace custode delle abitudini”.

Il silenzio dei discepoli ci invita a riflettere anche sulle nostre relazioni e sulla nostra comunicazione, sui silenzi che sono presenti nei nostri dialoghi. Il silenzio dei discepoli assomiglia a tanti nostri silenzi. Assomiglia:

– al nostro non fare domande per paura di scoprire verità sgradevoli;

– al silenzio che nasce dalla resistenza di fronte alla necessità di un cambiamento;

– alla nostra paura di dire quello che pensiamo, per cui diciamo quello che conviene;

– al nostro parlare senza dire niente. Non c’è silenzio solo quando non si parla, c’è un parlare che è silenzio perché non comunica nulla, perché è un parlare superficiale. C’è un parlare che evita accuratamente di affrontare i problemi, è un parlare “slalomista” che evita i veri punti nevralgici.

Il problema è quando si tace non perché si vuole ascoltare, ma perché non si vuole dire; allora il silenzio diventa distruttivo, copre e nasconde. Quando non abbiamo il coraggio di comunicare, di domandare e di andare in profondità, le nostre relazioni si ammalano e si avvelenano. E’ una anti-comunicazione.

don  Ivo

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