Per i lettori di Harry Potter questa frase non può che riportare alla mente l’ultimo dono di Albus Silente al giovane mago, l’ultimo enigma per lui, stampato sul boccino d’oro catturato nel suo primo incontro di Quidditch. A me è venuto in mente pensando all’ultimo Consiglio Pastorale fatto, perché l’ho vissuto come un momento di apertura in un tempo di chiusura. Dopo quasi due anni di ritardo rispetto al resto delle parrocchie modenesi, è bene che anche noi rinnoviamo il Consiglio – e in questo senso parlo di chiusura -. Ci sono persone che ormai da 10 anni sono dentro e sentono il peso della stanchezza, alcuni non rappresentano più il gruppo per il quale erano stati eletti, alcuni sono latitanti da tempo … insomma, ci sono segnali che indicano la necessità di un rinnovamento. Al tempo stesso, mi è parso un Consiglio di ‘apertura’, perché siamo riusciti ad avere un dialogo semplice ma molto costruttivo, capace di centrare il punto delle questioni.

I temi all’ordine del giorno erano due: un bilancio delle attività quaresimali, alcune delle quali frutto di proposte avanzate nel Consiglio precedente; un primo scambio di idee sulla costituzione del futuro Consiglio. Nel tempo a disposizione siamo riusciti a soffermarci solo sul primo punto, ma nel dialogo sono emerse due cose che ritengo molto preziose.

La prima è un’esigenza di preghiera espressa da più parti. C’è bisogno di avere spazi di silenzio, momenti di riflessione o anche solo piccoli appuntamenti per pregare. In tal senso, è piaciuta molto l’idea del ritiro per gli adulti (fatto il 25 febbraio), così come la recita delle lodi mattutine il giovedì mattina. Cose semplici, ma di sostanza.

La seconda è l’approccio alle attività proposte dalla parrocchia. Abbiamo condiviso la necessità di valutare la riuscita o meno delle nostre attività non tanto in base al numero di persone, ma al grado di ‘corresponsabilità’ che esse promuovono. In parole più semplici: la proposta maggiormente formativa non è quella a cui aderisce più gente (o che crea più aggregazione), ma quella che stimola le persone ad assumere una posizione da protagonista. In tal senso, il ritiro di quaresima è stato bello perché ha coinvolto varie persone nella preparazione, che poi hanno contribuito nella conduzione del momento; le lodi del giovedì mattina sono importanti perché sono un momento di preghiera non proposto dal prete (l’hanno pensato i ragazzi dell’accoglienza) e dove il prete non è mai presente, come a dire che si riesce a pregare anche quando lui non c’è.

Poter condividere queste riflessioni ‘apre’ il cuore ad un’idea di parrocchia rinnovata, dove ognuno possa sentirsi maggiormente partecipe, responsabile e radicato su ciò che è centrale. È proprio il caso di dire: ‘mi apro alla chiusura!’.

 

Don Raffaele

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