Intervento di domenica 4 marzo 2018 a tutte le messe

Stiamo riflettendo ormai da mesi sull’opportunità o meno di fare la porta e la bussola di ingresso della chiesa e soprattutto di costruire il nuovo presbiterio, demolendo quello precedente, spostando il tabernacolo e dando forma definitiva, così, alla nostra chiesa secondo un modello più assembleare.

Prima di decidere di avviare i lavori (nell’estate 2018) ci poniamo la domanda di fondo: perché dare forma definitiva a questo orientamento piuttosto che lasciare il precedente?

La questione non riguarda l’estetica, ma il senso stesso della liturgia e quindi il nostro essere comunità che celebra e dalla celebrazione si lascia trasformare.

L’orientamento precedente discende dal modello di chiesa e quindi di Liturgia uscito dal Concilio di Trento: Da Trento e con il Barocco, emerge una liturgia come “gran spettacolo”: si è – in un certo senso – al teatro per vedere il miracolo del pane che diventa vero corpo di Cristo.

  • tutto infatti converge verso il tabernacolo, ora posto al centro: quasi mai prima della Controriforma!
  • l’assemblea è spettatrice, “ascolta” la messa, ma di fatto non era nemmeno interpellata; non comprendendo il rito si diceva il rosario, oppure si stava fuori fino al suono della campana che annunciava il momento dell’elevazione
  • l’unica cosa che si doveva fare per partecipare era il silenzio e stare inginocchiati durante le parole della consacrazione

Il nuovo orientamento recepisce il Magistero del Concilio Vaticano II: Dal “miracolo del pane” a Cristo che convoca il suo popolo per salvarlo. Dio non vuole salvare dei singoli, ma un popolo (parola più usata nei primi 14 numeri di Lumen Gentium).

Sacrosantum Concilium 10 – La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore.

  • Liturgia è culmine e fonte della vita: è la vita il terreno di gioco, che trova il suo momento di sosta (conferma-riformulazione) nella liturgia domenicale. Non è atto di devozione, ma luogo di trasformazione.
  • Non è atto singolo, ma azione di tutti, e quindi di ciascuno. E’ assemblea, cioè convocazione di persone, un popolo… non è avere il proprio posto al cinema. E’ prima luogo di incontro fra noi, accoglienza reciproca, per celebrare insieme il Signore.
  • I due poli diventano il battesimo e l’eucaristia; la vita quotidiana si dispiega fra questi due poli. (Il sacramento della penitenza e le esequie riprendono il battesimo)
  • si converge verso l’altare, fulcro della celebrazione (e non verso il tabernacolo)

La Sacrosantum Conclium augura che ciascuno compia questa trasformazione.

Sacrosantum Conclium 14: È ardente desiderio della madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato» (1 Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo. A tale piena e attiva partecipazione di tutto il popolo va dedicata una specialissima cura nel quadro della riforma e della promozione della liturgia.

Crediamo che il nuovo orientamento ci aiuti di più a vivere il cambiamento del Concilio e a promuovere questa “piena e attiva partecipazione di tutto il popolo”. Il vecchio polo dell’altare e del tabernacolo sono incoerenti, e vanno resi armonici con il nuovo modo di celebrare.

Leggi anche:

Porta e presbiterio della chiesa di San Pio X

Concludere i lavori iniziati nel 2013