Un seme di vangelo (Gv 2, 13-25)

Cacciando i mercanti dal tempio, Gesù compie un’azione simbolica. Non è un gesto aggressivo o violento. Anzi, Gesù riconosce la debolezza della sua parola e la manifesta accettando che il suo corpo sia distrutto dalla sua passione per Dio. I suoi stessi avversari comprendono che il suo gesto è profetico, che ha voluto dire qualcosa in nome di Dio… Gli chiedono pertanto un segno per provare che le sue affermazioni vengano davvero da Dio: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”.

Gesù ha voluto dire che deve finire un certo modo di vivere la religione e il rapporto con Dio.

“Non fate della casa del Padre mio un mercato!” significa dire basta con quella religione che vuole comprare il favore di Dio, con sacrifici o offerte di denaro. Basta con quella religione che offre a Dio un agnello, ma non il proprio cuore. Fine di una religione che nel rapporto con Dio usa merci di scambio e non il dono di sé.

Una religione, in cui la grazia di Dio si compra, è un oltraggio a Dio stesso e un’offesa alla dignità dell’uomo.

Dio si offende di essere trattato così. E si offende ancor di più che noi uomini viviamo come mercanti o, peggio, come sudditi che devono pagare le tasse al loro sovrano, invece di vivere nella libertà dei figli.

Per questo Gesù è “arrabbiato”. Per la mancanza di libertà e di amore filiale.

La religione del mercato trasforma la grazia di Dio in un favore da comprare e il comportamento dell’uomo in un faticoso dovere, un tributo da versare.

Gesù ha sostituito la religione del mercato con un nuovo modo di vivere la fede: egli parlava del tempio del suo corpo. Non serve un tempio per incontrare Dio: ora c’è il corpo di Gesù, la sua umanità!

don Ivo

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