Al termine delle messe di questa domenica è stato comunicato che l’impianto di riscaldamento delle nostre opere parrocchiali ha gravi problemi e necessita di un intervento strutturale complessivo. Dopo quasi 30 anni di utilizzo, è normale che le cose si rompano e vadano cambiate. Naturalmente non si tratta di un problema banale: il preventivo di spesa va dagli 80.000€ in su (che non abbiamo) e nel frattempo tanti ambienti della parrocchia che servono per le attività dei ragazzi o della Caritas sono al freddo. C’è la necessità di agire in tempi rapidi ma al tempo stesso di prendere la decisione più sensata tra le alternative possibili (rimaniamo col GPL? Passiamo al metano? Usiamo solo l’energia elettrica?).

Ciò che secondo me non aiuta la parrocchia è limitarsi alla logica dell’emergenza (logica particolarmente cara all’Italia!): il problema c’è, ma non è una ‘emergenza’. È piuttosto la condizione naturale di un impianto che viene usato da tanto tempo e che come ogni cosa ad un certo punto si rompe. Oggi è questo, domani potrà essere l’impianto elettrico o altro … Il vero punto di riflessione è se noi siamo consapevoli che la parrocchia, come ogni abitazione, richiede cure e aggiustamenti costanti; in altre parole, se la pensiamo con l’affetto e la concretezza che riserviamo alla nostra casa.

Forse è vero che ci vorrebbe una maggiore informazione da parte di chi si occupa della gestione economica; è altrettanto vero però che spesso risulta più semplice usufruire delle cose e fidarsi, senza doversi impegnare a far domande su mutui, consumi e spese varie. Sicuramente dobbiamo riconoscere che il più delle volte la parrocchia non è per noi una ‘casa’: a casa nostra ci preoccuperemmo di più di lasciare le cose in ordine, i termo e le luci spente, le finestre chiuse … sono le piccole cose della cura domestica, che però rivelano molto del nostro modo di abitare la parrocchia.

Io credo che il problema del riscaldamento possa essere un’occasione importante per tutti noi: per conoscere meglio l’economia della nostra comunità; per chiederci a cosa ci servono le sale che abbiamo (e quante ce ne servono!); per osservare le strutture in modo più attento; per parlare tra di noi della nostra ‘casa’ comune.

Sicuramente questo sarà (anche) per noi un ‘freddo Natale’ … chiediamo al Signore che ci aiuti a farlo diventare un’opportunità di maggiore comunione tra noi.

Don Raffaele