ARTICOLO SEME DEL VANGELO 10 dicembre 2017

Il Vangelo di Marco si apre con un grande assente, Gesù. Dopo un avvio fulminante (v. 1: ‘Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio’) l’evangelista infatti non presenta il Signore; introduce invece un altro personaggio che, nel vuoto del deserto, dà voce alle antiche profezie gridando a tutti la necessità della conversione. Questo personaggio è il Battista, uomo integro e austero, che con la sua figura attira le persone a riconoscere il proprio bisogno di salvezza. Giovanni vive un’apparente marginalità, ma il racconto ci fa capire che proprio il deserto diventa cassa di risonanza per una parola che chiede a ciascuno di tornare al cuore, per accogliere la venuta imminente di Dio.

Giovanni mi ha sempre affascinato, perché mi ricorda che nella nostra vita c’è uno spazio di attesa, c’è un ‘assente’ che deve arrivare e per il quale sono chiamato a strutturare il mio tempo e i miei stili di vita. Se l’Avvento ci richiama alla venuta del Signore, la figura del Battista ci mostra il modo con cui questa venuta può essere preparata; poi il Signore sicuramente ci sorprenderà, non potrà essere racchiuso nelle nostre previsioni (Giovanni stesso rimase spiazzato da Gesù, quasi scandalizzato), ma ugualmente noi siamo chiamati a ‘preparare la strada’. In fondo, è in questa vigilanza che si gioca la nostra vita. Quali stili dunque ci suggerisce il Battista? Per usare una parola riassuntiva, direi che ci mostra lo stile dell’essenzialità.

Essenziale è una persona che sente di avere un centro interiore e lo coltiva. Essenziale è un uomo che non insegue gli altri pur di avere vicino qualcuno, ma ha fiducia in ciò che porta anche se la sua voce dovesse risultare marginale. Essenziale è colui che non predica se stesso, ma aiuta le persone a trovare dentro di sé uno spazio di attesa per il desiderio di un incontro più grande. Giovanni è tutte queste cose: sente dentro di sé il grido del profeta Isaia, accetta di lanciarlo nel deserto, al di fuori di ogni logica di successo, sa farsi da parte per indicare uno di cui lui non è degno nemmeno di slegare i sandali. Questo rende la sua figura affascinante, una calamita per le persone del suo tempo, che per ascoltarne la parola e ritrovare se stesse escono dalla città e dalla sua confusione.

Mi chiedo allora: noi cristiani stiamo costruendo l’attesa del Signore? Stiamo preparando la strada? Siamo persone che attirano la gente per la loro essenzialità, per la loro integrità? O piuttosto chi ci incontra ci vede dispersi, indaffarati, arrabbiati, sempre in rincorsa? La gente di oggi ha il desiderio di incontrare qualcuno che mostri la via per un desiderio più grande; questo è il compito che ci affida il Vangelo.

Don Raffaele

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