Martedì 28 novembre si è riunito il CPP a S. Lazzaro. Alcuni membri del Consiglio non hanno potuto partecipare, ma con chi c’era si è lavorato bene. Tra i vari temi in discussione, due hanno occupato maggiormente la ‘scena’: la verifica sulla messa unificata e il percorso vicariale sulla parrocchia. Nel resoconto che scrivo voglio soffermarmi solo sul primo argomento, per poterlo raccontare in modo dettagliato.
Dopo due mesi dall’avvio della celebrazione unitaria, ci siamo interrogati sull’andamento di questa iniziativa. La mia proposta è stata di non dire semplicemente gli aspetti positivi o i limiti riscontrati, ma di raccontare per immagini il modo con cui ciascuno vive la celebrazione – oggi si direbbe che abbiamo fatto delle stories -. Il motivo è semplice: il racconto permette di accedere ad un livello affettivo ed emozionale che va ben al di là dei freddi ragionamenti. Quando racconto, permetto a chi mi ascolta di prender parte alla mia storia ed entrare nei miei affetti, di ‘guardare le cose con i miei occhiali’. Ciò vale in modo speciale per la messa, che è fatta apposta per andare al di là del registro intellettuale: nella messa tutti i sensi vengono coinvolti e il fatto stesso di celebrare qualcosa porta all’interno di un mondo simbolico più vicino alla dimensione affettiva che a quella razionale. Del resto, anche Gesù amava inventare racconti per far entrare i suoi ascoltatori nella logica rivoluzionaria del Vangelo … Raccolgo dunque quattro immagini che ci hanno colpito, provando poi a spiegarne il senso. La prima è quella di un’assemblea molto varia, con tanti genitori che stanno accanto ai bambini; non le ‘solite facce’, ma persone che si affacciano alla vita della comunità nell’occasione del catechismo dei figli; un’assemblea all’inizio rumorosa, ma con il passare del tempo sempre più ‘capace’ di vivere la celebrazione in modo ordinato. A questa immagine generale se ne collega un’altra, più particolare: un papà seduto sulle sedie in presbiterio con suo figlio in braccio, per aiutarlo a partecipare meglio nell’ultima messa celebrata insieme. Ancora: una terza scena è quella dei bambini che si mettono in fila per ricevere la benedizione sulla fronte insieme ai ragazzi e agli adulti che fanno la comunione. Questi bimbi attendono il momento, desiderano esser partecipi di ciò che la comunità adulta vive; e alcuni genitori dietro di loro si commuovono al gesto della benedizione. Da ultimo, l’immagine degli uomini incaricati alla questua, accompagnati dai bimbi come nonni insieme ai nipoti, uno di fianco all’altro davanti all’altare.
Cosa dicono questi ‘racconti’? Che si è rotto un muro tra le generazioni. La forza della messa unificata è questa. Naturalmente siamo solo all’inizio e tante cose ancora non girano alla perfezione; si è sottolineato che alcuni rischiano di rimanere fuori da una celebrazione troppo ‘rumorosa’, meno raccolta, più confusionaria … a tutti però è chiaro che l’opportunità per la nostra comunità è grande. Si può costruire una celebrazione che faccia realmente spazio alla diversità, senza dover settorializzare tutto – una messa per il catechismo, una per gli adulti, una per le famiglie, una per gli anziani … – con il rischio di frammentare la comunità e di star bene solo perché non incontro mai gente diversa da me. La stessa parola del celebrante è parsa una parola alla portata di tutti, non tanto per i contenuti più facili o più difficili, ma perché all’interno dell’unica messa c’è spazio anche per i diversi stili celebrativi mio e di p. Giuliano.
Al Consiglio, pertanto, è parso necessario continuare su questa strada, cercando di costruire un clima sempre più armonico e consapevole di ciò che si vive. Sentiamo anche l’importanza di integrare pian piano chi al momento ha meno spazio: le famiglie con bimbi piccoli, che a volte sono un po’ ‘relegate’ nella cappella feriale; quanti non si sentono a loro agio in una messa sicuramente più festosa ma forse meno raccolta. In buona sostanza, c’è ancora molto lavoro da fare.
A margine di questa riflessione, si è parlato anche di un eventuale spostamento della messa domenicale delle 8.30 alle 9.00. E’ una richiesta che più di una persona mi ha rivolto, facendomi notare che senza la messa delle dieci non c’è più la necessità di un orario così ‘mattiniero’. Ne parleremo con le persone che abitualmente frequentano quella messa, per capire quale sia la soluzione migliore per tutti.

Don Raffaele

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