ARTICOLO SEME DEL VANGELO 15 ottobre 2017 (Mt 22, 1-14)

Una cosa appare molto chiara ascoltando i Vangeli di queste settimane: la nostra storia, personale e comunitaria, è una lotta continua tra la testardaggine di un Dio che non si stanca di chiamare e un’umanità che trova tutte le scuse per resistere ai suoi appelli. Anche oggi la parabola ci racconta di servi che vengono mandati senza successo, derisi, addirittura uccisi; al posto della vigna si parla stavolta di un banchetto di nozze già pronto, ma la sostanza non cambia. Anzi, con questa parabola Gesù non si limita a raccontare il rifiuto del popolo di Israele, ma mostra che anche nella Chiesa c’è sempre il pericolo di tagliarsi fuori dalla salvezza.

Il racconto è molto fine: quando i messaggeri vanno ai crocicchi delle strade per chiamare tutti, la sala si riempie di ‘buoni e cattivi’. Ma non è questo il problema; il Vangelo sembra dire che nella Chiesa c’è spazio per tutti. Il punto è un altro: venire al banchetto con l’abito della festa. C’è infatti la possibilità di essere dentro ‘fisicamente’ ma non esserlo ‘col cuore’, di entrare ma senza capire il perché, di non scegliere veramente di partecipare alla festa. Questa in fondo è la tentazione che vive la Chiesa al tempo dell’evangelista Luca, e che spesso viviamo anche noi. Uno che viene ma non accetta di mettersi il vestito datogli in dono – a tutti all’ingresso era donato qualcosa che richiamasse la festa – è uno a cui non interessa ciò che succede intorno a lui, o chi lo circonda. Forse è solo una persona superficiale, forse è uno scroccone venuto esclusivamente per mangiare … certamente è uno che ragiona solo per sé. E quando il re gli chiede come mai sia venuto così, lui non sa dare risposta, rimane muto. Una persona così si autoesclude dalla festa e dalla vita.

Mi chiedo: a volte non siamo così anche noi? Quando ad esempio viviamo la fede o la partecipazione alla vita di comunità solo concentrati sul nostro piccolo pezzo? Quando pensiamo l’Eucarestia prima di tutto come una ‘faccenda’ tra noi e Dio, dimenticando i nostri fratelli che celebrano con noi? Quando prendiamo la parrocchia (o la Chiesa) come una struttura che deve garantirci il servizio di cui abbiamo bisogno, per poi ritornare nel vortice delle nostre occupazioni?

In tutti questi momenti Dio non viene a prenderci ‘per gettarci fuori nelle tenebre’, come dice la parabola; siamo piuttosto noi che ci auto-escludiamo dalla possibilità di una salvezza, perché l’incontro con il Signore e i fratelli non ha più il sapore della festa. Chiediamoci allora: qual è il ‘vestito della festa’ che sono chiamato a mettermi? Ovvero: quali scelte comporta per me l’appartenenza alla fede e alla mia comunità?

Don Raffaele

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