La sagra.

Sai che novità…

Ormai la sagra è una festa che ha perso identità.

Perché un tempo, attorno al campanile (tra parentesi, qui non c’è mai stato…) si radunava il paese (e noi non siamo un paese…) o il quartiere per riconoscersi attorno ad una identità storica, culturale e anche religiosa, magari concretizzata attorno alla figura di un santo.

Una sintesi di fede e di cultura, di appartenenza parrocchiale e civile: una sintesi che finisce con questo mondo che cambia e che interpella i cristiani a dare una forma diversa alla loro proposta della fede. Una forma nuova, per l’oggi, che attiri le donne e gli uomini di oggi, non che faccia vivere le nostalgie di ieri.

E poi la stessa parola “sagra” è diventata ambigua: oggi c’è la sagra del salto dell’oca, della tigella, della piadina romagnola, della porchetta, della castagna, del lambrusco grasparossa, del porcino, del tartufo… cioè una festa, che ruota attorno ad un prodotto tipico più che ad un santo o ad una chiesa parrocchiale. Che ha solo l’obiettivo che ci sia festa, ma senza conoscerne il motivo. O forse sapendo il motivo: far girare un po’ l’economia del paese.

Essere chiesa oggi, in questo mondo che cambia (anzi che è già cambiato) significa essere capaci di una proposta nuova, creativa, che sappia attrarre l’attenzione e la domanda di senso delle persone. Come i nostri avi e nonni sono stati capaci di costruire una sintesi tra realtà civile e esperienza parrocchiale così noi dovremmo, con loro, ma non come loro, trovare una nuova sintesi una nuova proposta.

E’ difficile costruire una “festa differente”, che non sia la “sagra”, ma un momento di ritrovo, di accoglienza reciproca, di apertura a chi non conosciamo, di comunione reale, di gioia semplice, di condivisione con chi è povero, di inaugurazione di cammini di fede…

Che festa è questa? Chi ne conosce lo stile e le regole?

Mentre la cerchiamo, mentre siamo in cammino verso una festa differente, faremo anche in questo anno una festa, il 10 e l’11 settembre. Faremo una festa semplice, una festa umile.

Ci ricorderemo che ci sono persone morte nel terremoto del 24 agosto e famiglie distrutte e senza speranza, profughi in fuga dalla guerra e respinti da chi ha paura di loro, attentati che minacciano la convivenza in Medio Oriente, in Africa o anche nel cuore dell’Europa, guerre in tutte le parti del mondo, che nessuno riesce o vuole fermare…

Ci ricorderemo che il Signore ci ha affidato una missione: quella di rendere credibile il Vangelo. Già, proprio a noi ha affidato questo compito: a noi che lo viviamo così poco, con tanta timidezza. Ma lo ha fatto.

Ci ricorderemo di questo e faremo perciò una festa umile, semplice, sperando che sia differente.

Una festa nella quale non ci interessa “quanti”: quanti verranno, quanti coperti, quanto gnocco fritto, quanto guadagno… Ci interessa come.

Se siamo un po’ diversi, un po’ differenti.

Difficile dire “migliori”, probabilmente no, ma almeno non uguali alla festa del salamino piccante o del tortello di zucca.

 

don Ivo

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