Era uno slogan degli anni ’70.
Tanto utilizzato in quegli anni e mai divenuto davvero intenzione pastorale e progetto.
Anche nella nostra comunità ci sono tante messe e poca messa.
Tante messe: 5 ogni domenica. Poca messa: in alcuni casi celebrazioni ordinate, ma passive, senza persone che si implichino a costruire insieme la celebrazione.
I catechisti dell’Iniziazione cristiana hanno lanciato la provocazione di abolire la messa delle 10.
Messa “del catechismo” che nasce ogni autunno e muore a fine primavera.
Messa dove facciamo fatica ad ospitare chi “ritorna” a causa del catechismo dei bimbi perché ogni anno bisogna reinventarsela e farla ripartire con tanta fatica.
Una messa che rischia di non essere più una festa.
Il problema non è la fatica dei don a celebrare 4 messe la domenica e una il sabato. Non è un peso questo. Il problema è fare della messa un’esperienza di salvezza e non un servizio religioso che viene erogato (pur dignitosamente). Il problema è fare della messa una vita che incontra la Vita. Possiamo immaginare di essere una comunità che non si spezzetta, dove le persone si convocano, si incontrano per far festa e non si disperdono ognuno secondo l’orario che gli è comodo?
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale affronterà questo tema nell’incontro del 5 ottobre. Non è una riflessione banale e nemmeno un discorso di comodo.
Curando la messa noi curiamo la nostra fede e il futuro della nostra comunità. Occorre che riflettiamo, perché non ci accada che – per garantire il nostro comodo – viviamo una celebrazione che non trasforma noi, che non ospita chi si affaccia sporadicamente, che non permette al mistero dell’amore che Gesù ci dona di esprimersi in mezzo a noi.
don Ivo