Cari amici della Chiesa di Dio che è in Modena-Nonantola, quando mi è stata comunicata dal Nunzio apostolico la nomina a vostro vescovo, insieme ad una grande e sincera preoccupazione per la mia inadeguatezza, mi è sembrato di cogliere la voce pacata e ferma del vescovo Antonio che mi incoraggiava. Lo avevo conosciuto bene durante il suo episcopato cesenate, e mi ero fermato in preghiera quando, la vigilia delle Ceneri, mi arrivò la notizia della sua morte. Ora, in qualche modo e con l’aiuto di Dio e vostro, devo prendere il suo posto. Spero di ereditare almeno una parte delle sue qualità umane e della sua sapienza pastorale. Ringrazio prima di tutto l’amministratore diocesano, mons. Giacomo Morandi, che già come vicario generale – specialmente nei mesi della malattia del vescovo – ha guidato sapientemente la nostra Chiesa locale. Vorrei venire tra di voi per imparare, prima che insegnare; per ascoltare, prima di parlare; per prendermi a cuore le relazioni, prima dell’organizzazione; per aiutarci a metter sempre le iniziative, i programmi e le strutture al servizio dell’incontro con il Signore e i fratelli. Vorrei evitare ed aiutarvi ad evitare il rischio di un attivismo che snerva e di una burocrazia che toglie le forze. Ma non posso farlo da solo, anzi io stesso dovrò essere aiutato da voi a non cadere nel servizio affannato di Marta, trascurando il cuore del servizio, l’ascolto che Maria presta a Gesù. Avrete pazienza con i miei limiti, anche di carattere, di tempo e di energie. La Chiesa di Modena-Nonantola, dalla quale proviene anche il mio caro vescovo Lino, è benedetta dal Signore e ricolma di doni. Ai presbiteri, preziosi e insostituibili collaboratori, conto di dedicare le maggiori energie, perché solo da un presbiterio unito si può costruire la comunità diocesana; chiedo nelle nostre relazioni franchezza e rispetto reciproco, soprattutto quando dovremo prendere decisioni difficili. Vorrei valorizzare la vita consacrata, grande segno del primato di Dio su ogni altra cosa, progetto e persona. Vorrei essere vicino ai seminaristi, espressione di vitalità e grande speranza della nostra Chiesa; e ai diaconi, segno di Cristo povero e per i poveri, impegnati nelle diverse periferie – come dice il nostro papa Francesco – per portare una luce a chi soffre nel corpo, negli affetti, nello spirito. Spero di incentivare la corresponsabilità dei laici, singoli o aggregati in associazioni, movimenti, gruppi e cammini; e specialmente delle famiglie e dei giovani, così provati dalla crisi, che non è solo economica, ma anche affettiva ed esistenziale. E, senza dimenticare nessuno, vorrei che insieme mettessimo i malati e gli emarginati – già al centro del cuore di Dio – anche al centro del nostro cuore.  Cercheremo insieme di proseguire nella collaborazione per il bene comune con i responsabili della comunità civile e le autorità militari, nel rispetto delle diverse competenze. Incontreremo cordialmente gli amici di altre confessioni cristiane, altre religioni e non credenti. Cercheremo di dialogare con tutti, anche con il mondo della cultura – rappresentato in modo speciale a Modena dall’Università – avvalendoci soprattutto dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e degli altri enti che si dedicano alla formazione culturale secondo la visione cristiana della vita. Ho scelto come motto “Adiutores gaudii vestri”; estratto dal versetto di 2 Cor 1,24, dove San Paolo si rivolge come apostolo agli altri battezzati con queste parole: “Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi”. So di arrivare in una Chiesa dove l’annuncio del Vangelo, le celebrazioni sacramentali ed eucaristiche, la vita di fraternità, carità e missione, sono il pane quotidiano, pur tra le tante difficoltà che anche oggi la Chiesa e il mondo vivono. Non dobbiamo perdere la fiducia: oggi è il 52.mo anniversario della morte di San Giovanni XXIII, che, all’apertura del Concilio Vaticano II – la cui dottrina continuerà ad essere il nostro faro – auspicò che tra le vicende della storia i cristiani imparassero a cogliere i “segni dei tempi”, lasciando da parte gli sterili lamenti e le fredde condanne. Oggi ricorre anche il 27.mo anniversario della visita di un altro papa Santo, Giovanni Paolo II, alla nostra diocesi di Modena-Nonantola; davanti alla tomba di San Geminiano, egli definì il patrono “padre della fede di questo forte e generoso popolo”. Ecco: spero semplicemente di collaborare alla vostra gioia, di sostenere la vostra fede, senza appesantirvi, ma anzi cercando di favorire un percorso comune verso la fonte della gioia, il buon Pastore. Invoco l’intercessione della Beata Vergine Maria Ausiliatrice, di San Geminiano e San Silvestro, del beato  Contardo Ferrini e del beato Rolando Rivi.

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