E anche quest’anno il catechismo sta volgendo al suo termine….Potrebbe sembrare un’espressione di liberazione (per alcuni), ma in realtà, come ogni attività impegnativa la sua pur temporanea interruzione significa non solo la possibilità di riflettere su quanto si è svolto, ma anche l’enorme occasione di riconoscere quei semi di dono e crescita che tale esperienza (anche se a volte portata avanti tra mille fatiche) ha lasciato. E’ proprio questo che si è cercato di fare lunedì 11 quando Don Raffa ha chiamato tutti i catechisti (adulti e giovani) a verificarsi su quest’anno appena trascorso attraverso domande molto precise e concrete (quale obiettivo ho dato quest’anno a me e al gruppo?, quali di questi obiettivi sono riuscito a realizzare e quali no? come gruppo, cosa abbiamo raggiunto e cosa no quale non sono riuscito a centrare?, che cosa pensare e/o migliorare per il prossimo anno?). Ogni gruppo ha così potuto confrontarsi sui “successi” e i “fallimenti” attraversati: se non tutti gli obiettivi iniziali sono stati raggiunti, si è tuttavia riconosciuto che ne sono stati realizzati altri, molto spesso inaspettati. Per esempio anche se non si è riusciti a imparare a memoria tutti i nomi dei bambini, tuttavia il desiderio di stare insieme e di partecipare è stato grande e condiviso, anche se non si è sempre stati fedeli alla messa, tuttavia i bambini hanno partecipato, anche se l’incontro di catechismo non è riuscito perché la vivacità ha ecceduto i limiti, tuttavia si è entrati nella vita dei bambini, anche se ci si è sentiti frustrati perché non si riusciva a “tenere dietro” a tutto, tuttavia proprio questa difficoltà ha permesso di intraprendere una riflessione sulla necessità di cambiare il proprio approccio senza cadere sempre nel lamento del “come fanno a non capire”. Insomma, le riflessioni sono state tante a dimostrazione che sono proprio le esperienze significative di relazione a farci crescere e a guardare la realtà non con occhi assuefatti e schiavi del “si è sempre fatto così”, ma con quello sguardo di stupore tipicamente evangelico. Infatti Don Raffa ha “tirato le fila” dell’incontro ricordando che il nucleo essenziale, la carta di identità del catechista si rivela alla fine del vangelo di Giovanni quando Gesù risorto chiede a Pietro per ben tre volte se lo amava: al centro di tutto non ci sono principi o teorie da trasmettere, ma la relazione di amore (Mi ami tu?): come catechisti sicuramente siamo chiamati a ritenerci responsabili delle persone che ci sono state affidate, ma non padroni, a ritenerci consapevoli dell’importanza di ciò che trasmettiamo, ma non detentori della verità, a ritenerci giudiziosi, ma non incoscienti. Per questo, ha concluso don Raffa, le pecore non sono nostre né ha senso fare paragoni ripetendo atteggiamenti e modalità tout court che abbiamo appreso dalla nostra esperienza. Ogni cammino di fede è differente proprio perché si basa sua una relazione reciproca di amore.

Don Raffa avrebbe voluto terminare l’incontro con un momento di preghiera in chiesa anche al fine di aiutarci a consegnare tutte le nostre preoccupazioni “pedagogiche” al Signore, ma l’ora tarda (a dimostrazione della partecipazione soprattutto dei catechisti più giovani) non lo ha permesso e un Padre Nostro ha concluso l’incontro con la speranza che il Signore continui a guidarci nella sua opera di evangelizzazione con contenuti nuovi e adatti alle persone affidateci.

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