Martedì sera ci siamo trovati per un’altra tappa del percorso del Secondo Annuncio. L’intento era confrontarci dopo la lettura degli articoli che don Ivo ci aveva lasciato al termine dell’incontro di febbraio, per fissare meglio le idee salienti e arricchire la nostra personale riflessione con il contributo degli altri.

Ci siamo suddivisi in 4 gruppi, uno per ogni articolo, e in ogni gruppo i partecipanti hanno parlato del testo scelto guidati da 3 domande:

  • che cosa mi ha colpito di più nella lettura
  • qual è l’obiettivo del secondo annuncio
  • cosa nella nostra parrocchia stride col secondo annuncio
    Una volta riunitici abbiamo messo in evidenza quattro concetti che secondo noi sono idee portanti dell’intero progetto:
  1. Il Secondo annuncio suppone che accettiamo di riconoscerci una minoranza nella società di oggi e nella cultura, elaborando il lutto che sentiamo in noi perché per lungo tempo ci siamo percepiti, invece, come maggioranza in quello che è stato chiamato “cristianesimo sociologico”. Ma non una “minoranza contro” un mondo cattivo, bensì una “minoranza a favore”, perché portiamo il dono del vangelo. Dobbiamo essere “dimentichi del passato”, non nel senso di non avere memoria storica ma nel senso di non vivere quella “memoria nostalgica” in cui crediamo che ieri tutto andasse bene e fosse “l’età dell’oro” rispetto alle difficoltà di oggi. Occorre essere protesi al futuro, cioè fiduciosi che possiamo trovare oggi vie nuove per la comunicazione della fede, come ieri la chiesa ha trovato vie che erano per il tempo innovative e coraggiose.
  2. Evangelizzare non lascia mai indenni. Noi spesso dimentichiamo che annunciare il Vangelo è una necessità per noi ed è qualcosa che cambia noi, è per la nostra rinascita. Troppe volte siamo concentrati sul ‘risultato’, sui ‘destinatari’. Siamo noi che cambiamo, che riscopriamo la bellezza del Vangelo, che impariamo ad implicarci, che facciamo la scoperta di entrare nella vita delle persone attraverso il Vangelo, allargando i nostri confini e scoprendo che il Vangelo non è un nostro possesso, ma qualcosa che ci è affidato, e che lo Spirito ci sorpassa sempre.
  3. Il secondo annuncio parte dal punto in cui si trovano le persone, non dal punto di vista in cui ci troviamo noi. Questo vuol dire incontrare l’altro nella sua reale e particolare situazione di vita, essere disposti ad ascoltarlo veramente, lasciarsi toccare dall’altro sentendo un po’ la sua fatica e la sua gioia….accogliere e amare la particolarità dell’altro come fa Dio con ognuno di noi, come Gesù ha fatto con tanti dalla storia peculiare, tipo la samaritana al pozzo o la peccatrice che entra in casa di Simone…. Quante volte invece siamo portati a considerare le persone in quanto appartenenti a delle categorie (giovani, fidanzati, sposi, genitori, anziani, consacrati….) o ad avere il nostro punto di vista sulla vita degli altri, dimenticando che ogni storia è complessa e unica
  4. Il secondo annuncio vuole incarnare il Vangelo nella vita presente e concreta di ognuno di noi, vuole portare una parola di benedizione di Dio e un’offerta umana di senso nei passaggi di vita degli adulti, quelli più gioiosi ma anche quelli più faticosi, che possono essere così sintetizzati: generare e lasciar partire; essere in ricerca; legarsi, lasciarsi, essere lasciati; appassionarsi e compatire; vivere la fragilità e il proprio morire

Ci siamo poi salutati ascoltando la canzone “Esseri umani” di Marco Mengoni (se volete ascoltarla o leggere il testo è molto significativo), senza conclusioni perché il percorso proseguirà, e senza dare interpretazioni perché l’arte in quanto tale è capace di suscitare con libertà in ognuno di noi le reazioni più spontanee e vere.

Chiara