Giovedì 22 ci siamo ritrovati come catechisti per riflettere su tema dell’Eucarestia. Nonostante l’influenza, eravamo comunque presenti in un discreto e soprattutto variegato numero in quanto partecipavano sia alcuni coordinatori del catechismo degli adulti sia molti ragazzi catechisti dei bambini. Il tema, molto arduo e complesso, è stato comunque ben impostato da Don Raffa che ha invitato a dividersi in piccoli gruppi per confrontarsi innanzitutto sulle fatiche del venire a Messa. Lungi, infatti, da una semplicistica “spiegazione” dell’importanza dell’Eucarestia Don Raffa ha invitato a riflettere su che valore dare a questo sacramento così rilevante, ma anche così poco compreso e spesso sottovalutato: la messa è, infatti, rito millenario, antico e “ripetitivo”, in alcune parti addirittura incomprensibile. Ecco quindi che sono emerse alcune tipiche fatiche, ovviamente in base all’anagrafica dei componenti dei gruppi: per i più giovani la difficoltà a “svegliarsi” e allo stare attenti durante la messa cercando anche di stabilire una connessione con la propria vita quotidiana, mentre per gli adulti la fatica a comprendere certi passaggi a volte un po’ oscuri. Don Raffa ha poi chiesto di affrontare altri due passaggi che richiedevano come trasformare queste situazioni di fatica in occasioni di crescita per sé e per la comunità: come poter coinvolgere l’assemblea eucaristica affinché le difficoltà che tutti vivono possano divenire una risorsa di crescita? Sono così emerse diverse e anche simpatiche ipotesi di iniziative come la messa “Run 5.30” (in riferimento alla corsa podistica che si svolge verso la fine della scuola proprio dalle 5.30 del mattino) per invitare ad una sveglia che dia senso alla domenica oppure all’idea di scambiarsi di posto durante la messa in modo da conoscersi meglio e superare una certa abitudinarietà che rischia a volte di banalizzare i sacri momenti del rito. Tuttavia è proprio la ripetitività che dà significato a quello che si compie: si è infatti sottolineato che, se tutto fosse comprensibile e chiaro, allora mancherebbe il senso di mistero e di valore dell’eucarestia. Don Raffa, a partire dal capitolo 22 del vangelo di Luca (dove viene istituita l’eucarestia), ha poi invitato a riflettere su come Gesù ha accompagnato i suoi discepoli attraverso tre passaggi (preparare, desiderare e anticipare): Gesù ha mandato a preparare la tavola per la Pasqua perché desiderava stare con i suoi amici; la messa non è un momento casuale, bensì pensato con significati ben precisi in ogni sua parte. Tuttavia il suo senso non si esaurisce nella conoscenza precisa di ogni passaggio (allora dovremmo essere tutti liturgisti…): è infatti il Signore che desidera incontrarci e questo incontro assume importanza nella misura in cui anche da parte nostra c’è questo desiderio. Solo così un gesto  abitudinario e ripetitivo assume un valore nuovo e rinnovante la propria vita, e soprattutto non è un gesto sprecato: gli stessi discepoli, come spesso accade anche a noi, non avevano ben compreso quello che stavano facendo (addirittura si fermano a discutere su chi è il più grande….), ma Gesù non si ferma alla comprensione intellettuale bensì al desiderio del cuore che raccoglie tutti nell’ultima cena.

L’interessante e arricchente confronto che ne è seguito, durante il quale soprattutto i più giovani hanno espresso con semplicità e sincerità le loro fatiche, è stato un bel momento di condivisione che ha permesso a tutti i presenti di non sentirsi soli nel difficile cammino della trasmissione della fede.