Un anno fa, il 16 giugno 2013, abbiamo riaperto la chiesa dopo i lavori di ristrutturazione eseguiti a seguito del terremoto.

La chiesa venne chiusa il 30 maggio 2012, dopo una verifica della situazione dei travi sopra la porta di ingresso e dell’intonaco del soffitto, ed è rimasta chiusa per quasi 13 mesi.

I lavori, durati da novembre 2012 a giugno 2013 hanno comportato una spesa di 809.000 euro e oltre ad aver messo in sicurezza l’edificio ne hanno modificato l’aspetto, con la conseguente scelta di  orientarlo in modo diverso, in attesa della verifica comunitaria del nuovo assetto liturgico che faremo dal prossimo settembre.

Nella “nuova” chiesa abbiamo vissuto così tutto il nuovo anno pastorale e celebrato il ciclo liturgico quasi al completo, anche per sperimentare pienamente le nuove possibilità offerte dalla collocazione dell’altare provvisorio, del fonte battesimale, dell’aula liturgica disposta ad anfiteatro.

Siamo ancora in attesa di una risposta dagli uffici competenti della Regione Emilia-Romagna per il contributo di 507.000 euro richiesto per il ripristino e la messa in sicurezza sismica dell’edificio. Ormai sarà difficile avere una risposta prima di settembre. E’ stata una pratica non facile, che ha richiesto molto impegno (e pazienza) ai nostri ingegneri.

Come sappiamo abbiamo potuto realizzare questa impresa grazie alla generosità dei parrocchiani e alle loro offerte (circa 100.000 euro); al fido, un poco inferiore ai 300.000 euro acceso presso il BSGSP ; ai 200.000 euro di prestiti infruttiferi (180.000 dei quali sono di amici non parrocchiani), ai contributi della diocesi (10.000 euro dall’8×1000) della Fondazione Lambriana (25.000) della della Banca Popolare dell’Emilia Romagna (10.000) della BPV-BSGSP (15.000), del vescovo di Trento (11.000).

Ora ad un anno di distanza dalla riapertura è il tempo per una riflessione più pacata su quanto abbiamo fatto insieme.

Già i 13 mesi vissuti celebrando all’aperto e nei saloni sono stati un tempo favorevole per una “conversione comunitaria” ad uno stile più essenziale, più fraterno e più corresponsabile. Ora una chiesa rinnovata ci ha spinti ad essere una comunità che si rinnova.

Grazie alla nuova chiesa abbiamo rinnovato la celebrazione della liturgia perché questo spazio liturgico ci consente di vivere davvero un’ “azione liturgica” diversa, più partecipata, dove valorizziamo i diversi luoghi della liturgia e i loro significati.

Grazie alla nuova chiesa siamo invitati a rinnovare l’annuncio del Vangelo, proponendo uno stile di Chiesa che sappia accogliere i giovani e non solo ospitare chi alla chiesa è già affezionato da tempo o è fedele perché anziano.

Grazie alla nuova chiesa siamo invitati anche a rinnovare le relazioni comunitarie, perché lo spazio ci invita a riconoscerci gli uni gli altri, ad accoglierci vicendevolmente, a vivere una celebrazione non individualista e privata.

C’è ancora da fare per portare a compimento il restauro della chiesa e soprattutto il “restauro della comunità”. Il nuovo anno sarà quindi una nuova ripartenza per noi. Con un interesse specifico alla carità, per diventare una comunità ospitale per i “nuovi” compagni di viaggio nel cammino della fede e responsabile di chi vive in situazioni di disagio e di povertà nel nostro quartiere.

Così la chiesa rinnovata sarà ancora una volta un invito a diventare noi dei credenti nuovi, ad essere perciò più sensibili per rendere nuova la vita per chi si sente lontano e fuori dalla festa della vita, ad essere una comunità che grazie a questo cammino è capace di rendere nuovo il Vangelo perché tutti lo possano accogliere come un dono di speranza.

 

don Ivo