Tutti sapevamo che sarebbe arrivato, ma credo che pochi di noi si sarebbero aspettati un ritiro di avvento così speciale. Di fatto l’idea che qualcosa ‘bollesse in pentola’ già ce l’avevamo…e quando tra gli avvisi della domenica è comparsa la richiesta del parroco di ruotare parte dei banchi della chiesa  ne abbiamo avuto la certezza!

Il nostro ritiro è quindi cominciato così: rivolti verso l’icona di Maria abbiamo avuto il piacere di conoscere ed ascoltare Lara, una delle due monache di Bose che ha realizzato per noi insieme ad Annachiara (purtroppo impossibilitata a venire) questa splendida opera d’arte. Anche se in effetti di opera d’arte non si tratta: l’icona (= immagine, dal greco) non è in realtà un semplice elemento decorativo, ma una vera e propria finestra tra il nostro mondo e l’aldilà, che squarcia il velo dell’invisibile e permette a chi entra in dialogo con lei di percepire un alito che non è di quaggiù. Per lo stesso motivo colui che realizza l’icona (iconografo) funge da tramite, da portatore della tradizione e della scrittura: dopo aver a lungo meditato e pregato il passo del vangelo ‘commissionato’  lo dipinge in modo tale che chi lo guarda possa avere accesso alla dimensione del divino. Appare allora evidente che nulla di quanto viene creato è affidato al caso: il colore, le fattezze del soggetto, le parole scritte sono tutti pensati e realizzati in funzione di un’efficace trasmissione teologica. Lara ci ha spiegato come la nostra icona in particolare sia ispirata ad un modello di icona russa chiamata ‘Maria madre di Dio, madre della tenerezza e della misericordia’ e le sue parole hanno permesso a tutti noi di vedere svelati tantissimi particolari inaspettati e densi di significato. La tenerezza dello sguardo di Maria, che l’osservatore sente rivolto verso di sé come una carezza; uno sguardo che non si ferma a chi guarda, ma va oltre abbracciando tutta l’umanità, fino ad arrivare a Dio stesso. I corpi di madre e figlio protesi l’uno verso l’altro, in un abbraccio tuttavia liberante, con le mani di Maria non chiuse a trattenere (la sinistra ad indicare Gesù a tutti gli uomini e la destra a sollevarlo con estrema leggerezza) ma tese in atto di offerta. La misericordia espressa dalla figura stessa di Maria, che accogliendo la volontà di Dio, ha risposto con coraggio e docilità all’alleanza d’amore di Dio verso il suo popolo (canta il Magnificat: ‘ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia’). E infine il bambino, rappresentato in abiti regali, in atteggiamento di amorevole consolazione nei confronti della madre; quel bambino che di fatto rappresenta già Gesù Salvatore, morto e risorto, con i bracci della croce che è possibile intravedere nell’aureola posta sopra il suo capo insieme al nome ‘colui che è in relazione con’, ossia Emmanuele (= Dio con noi).

A questo punto probabilmente tu che leggi e che entri spesso (o che l’hai fatto anche solo una volta) nella nostra chiesa rinnovata ti starai facendo questa domanda: perchè mai lasciare una tale meraviglia in un angolino, alle spalle dell’assemblea che celebra? Perchè dal lato opposto rispetto al presbiterio, perchè a fianco del fonte battesimale e che senso ha dall’altro lato l’icona di Giovanni il Battista…? Lara ha svelato anche questo mistero, quando ci ha detto che sia per la chiesa d’oriente che per quella d’occidente Maria e Giovanni il Battista sono le figure attraverso le quali i credenti possono avvicinarsi a Cristo. Avere le due icone che li raffigurano ai lati del fonte significa allora che questa donna e questo uomo di fede accompagnano coloro che nascono a vita nuova nel battesimo e, rivolti verso l’altare insieme all’assemblea, partecipano alla liturgia della comunità riunita pregando con e per lei.

Cosa dire allora a Lara ed Annachiara di fronte ad un dono così importante e prezioso, che ci permette di contemplare la misericordia di Dio che si fa uomo in una donna e di attenderlo ‘in cammino’ in questo tempo di Avvento? Grazie di cuore da tutti noi!

 

Elisa