La Madre di Dio della Tenerezza è la riproduzione di un’antica icona russa nota con il nome di “Theotokos di Vladimir” del XII secolo. E’ una delle icone ortodosse più venerate e famose al mondo ed è un tipico esempio di iconografia bizantina. La Theotokos (termine greco che significa “Madre di Dio”) è considerata la protettrice della Russia. L’icona originale, che ha l’abito rosso-marrone, è conservata nella Galleria Tret’jakov di Mosca. In questa versione, “scritta” alla comunità monastica di Bose, la Madre è colta mentre il Figlio le rivela la sua passione e morte, e attraverso lo sguardo dolce, triste e gioioso insieme, si rivela come la Madre per eccellenza che accoglie in sé ogni sentimento umano e lo trasfigura in preghiera. Le stelle che brillano sulla fronte e sulla spalla sono il segno splendente della sua verginità. Le iniziali greche ΜP ΘU la designano Madre di Dio, titolo che le fu assegnato nel Concilio di Efeso (V sec.). Il Bambino, che cinge con il braccio il collo della Madre e si protende verso il suo volto, appare il Consolatore, il Salvatore misericordioso che si china sulla sua creatura. Le iniziali greche IC XC indicano il suo nome: Gesù Cristo. Sull’aureola compare  o ώ(ν), letteralmente “Colui che è” , un’allusione al passo di Ap 1,4 in cui Gesù è detto: “Colui che è, che era e che viene”. L’icona rimanda così al tema centrale della dottrina cristiana, l’incarnazione di Dio per la salvezza dell’umanità, di cui la Vergine è l’archetipo e il suo abito, in questa versione di colore blu, ricorda che Maria è “Terra del cielo”, cioè umanità che appartiene ormai a Dio, come noi apparteremo a lui nella resurrezione.

La tavola su cui è dipinta l’icona è stata trattata con Sinotar, insetticida sistemico contro gli agenti divoratori del legno. Quindi è stata gessata secondo le antiche regole artigianali. L’icona è a tempera all’uovo a secco e sono stati utilizzati pigmenti naturali attentamente selezionati e polverizzati. L’oro in foglia è a ventitré carati e tre quarti ed è stato protetto con gommalacca. Il dipinto è protetto con l’Olifa, olio di lino cotto in sali di cobalto posato a più riprese a laghetto sulla tavola e attentamente asciugato fino ad ottenere una superficie a finitura satinata omogenea.