Sono stati tanti coloro che hanno voluto finalmente vivere la nostra chiesa rinnovata dopo i restauri. Più di cento persone e quasi duecento hanno partecipato martedì 18 e giovedì 20 ai due incontri dedicati alla riapertura della chiesa.

Martedì 18 don Raffaele ha proposto una riflessione sul significato del tempio secondo la Sacra Scrittura. Ha mostrato che il tempio è il luogo in cui incontrare Dio, non nel senso che Dio fisicamente lo abiti, ma perché lì si raduna la comunità che crede in lui. Nel Nuovo Testamento, poi, il culto gradito a Dio è il culto della vita e l’unico tempio in cui incontrarlo è il corpo di Gesù, la sua umanità e quindi la nostra vissuta in obbedienza al vangelo. Ha poi aggiunto che se noi siamo “pietre vive” dell’edificio spirituale che è la chiesa, allora significa che siamo una comunità in movimento, che senza sradicarsi dal passato (abbiamo per esempio conservato il mosaico) è capace anche di vivere il presente (è il senso del nuovo orientamento e delle nuove opere d’arte). Nella seconda parte invece ha preso piede la musica, e la nuova disposizione della chiesa ha permesso agli artisti di suonare da postazioni diverse in modo da circondare l’assemblea. I gruppi musicali (quintetto di violini, quartetto di chitarre classiche, pianoforte solo, ensemble di percussionisti, duo di chitarre, duo fisarmonica e chitarra) hanno eseguito alcuni brani di J. S. Bach, J. Pachelbel, F. Carulli, F. Mendhelsson, S. Prokofiev, A. Piazzolla, J. Williams, musica etnica, suscitando, con l’ausilio di diversi generi musicali di diverse epoche di appartenenza, emozioni che rimandano alle quattro esperienze fondamentali che si vivono nella chiesa: la comunione fraterna, l’ascolto di Dio, il lutto e il dolore, la lode e il ringraziamento.

Giovedì 20, invece, don Antonio Scattolini, del servizio pastorale dell’arte della diocesi di Verona e Rita Begnozzi ci hanno introdotti nello spazio liturgico rinnovato e nella letture delle opere d’arte. Don Antonio ha anzitutto mostrato come l’orientamento “ad anfiteatro” riporta la posizione del popolo di Dio in chiesa alla forma originaria, precedente all’editto di Costantino del 313, quando la celebrazione dell’eucarestia non avveniva nelle basiliche (che, come sappiamo, erano edifici pubblici non nati per il culto!). Ha spiegato il senso della nuova collocazione del fonte battesimale di fronte all’altare, con la pavimentazione ottagonale e la presenza permanente del cero pasquale, e ha indicato il significato delle icone, soprattutto di quella della Pentecoste, posta in alto, come si pongono le icone orientali nelle case. Le icone non sono “quadri” da appendere alle pareti, ma piuttosto un “sacramento” del volto di Dio che si rivolge a noi mentre noi ci rivolgiamo a lui. Rita Begnozzi, poi, ha introdotto nella lettura del “Trittico della celebrazione”, cioè dei tre grandi quadri di olio su tela di 5 mt. X 2 che sono dietro il fonte battesimale (L’albero della vita) e di fianco all’altare (Parola di Dio e Il corpo di Cristo). Ha raccontato come ha concepito le immagini, scelto i colori, dato forma alle intuizioni teologiche che nascevano in lei volendo esprimere il mistero della vita di Dio che si comunica a noi nel sacramento del Battesimo e dell’Eucarestia. Al termine della serata, tra le risonanze, una in particolare ha concluso il percorso fatto. Queste opere, ha detto uno dei partecipanti, ci chiedono di metterci in cammino, in movimento. Di andare dalla nostra vita verso il mistero che esprimono: non ci permettono di rimanere fermi nella nostra sicurezza e passività. Sì, è una chiesa rinnovata per rinnovarci: ecco il senso del cammino a cui l’edificio, i suoi spazi e i suoi colori, il suo orientamento e le sue opere propongono.