Vangelo  Gv 16, 12-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà»

Dio non è il Signore delle nostalgie!  Lo si comprende chiaramente leggendo il Vangelo di questa solennità della Trinità, nel quale i  verbi, per la maggioranza, sono al futuro.

Agli apostoli che con apprensione guardano al loro futuro, perché sta annunciando che il suo tempo  con loro è alla fine, Gesù parla di un futuro che sarà perfino più ricco del presente. Lo Spirito,  infatti, “guiderà a tutta intera la verità”, egli “annuncerà le cose future”. C’è una pienezza che ci  attende e che è davanti a noi: questo comunica Gesù ai suoi. Il Vangelo quindi ci invita a non  ripiegarci con nostalgia sul passato, a non fare del nostro passato un idolo, cose se tutto fosse stato  meglio “al tempo che fu”.

Il cristiano non è mai prigioniero della nostalgia, non ragiona a partire dal “peso” dei sentimenti e  degli affetti che spesso “tirano indietro”: egli piuttosto è colui che si attende dal Signore doni nuovi,  nuove esperienze, una migliore opportunità.

Del resto, noi, viviamo nell’attesa della vita eterna, di una condizione migliore di quella in cui siamo  ora: noi siamo – dovremmo essere – , come cristiani per eccellenza gli uomini del futuro, perché  crediamo in un Dio che promette e che è fedele.

Mi è difficile non pensare che questo ci parli da vicino, anche nell’opera di ristrutturazione della  nostra chiesa, ormai a termine. Il “nuovo” che abbiamo costruito ha radici nel passato, ma è anche  qualcosa di veramente diverso e che ci invita ad esser uomini ed una comunità di futuro. Non  il ripiegamento in quello che era, ma la sorpresa e la gioia per quello che ora c’è e quello che  sarà: ecco come dobbiamo vivere il fatto di rientrare, finalmente in chiesa. E di vivere perciò una  celebrazione delle eucarestia ed una esperienza di preghiera che ci aprono alla novità di Dio, anche  attraverso il “nuovo” dei muri, degli arredi, della disposizione della chiesa.

 Una chiesa per il nostro futuro, per il futuro di coloro che sono oggi i nostri figli, i nostri giovani:  una chiesa nuova perché nuovo è il Signore, perché nuovi siamo invitati a diventare noi, nel mistero  di un Dio che è comunione, amore e continua novità di vita.

Don Ivo

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