Carissimi, un anno fa il terremoto feriva la nostra terra e seminava morte, gettava famiglie fuori casa, devastava imprese, sfregiava chiese, impoveriva antichi centri di torri e castelli. Anche noi siamo stati feriti: in modo lieve, certo, ma nonostante questo abbiamo dovuto metterci al lavoro, perché sulla sicurezza non ci si può permettere di rischiare per superficialità o pigrizia. Il lavoro che abbiamo compiuto è stato serio e rigoroso: ora la nostra chiesa non presenta più pericoli – come era purtroppo quello costituito dall’intonaco del soffitto – e ci viene riconsegnata in grado di poter reggere anche ad eventuali gravi sollecitazioni sismiche. Dopo mesi e mesi di studio, di lavoro e di fatica siamo davvero in dirittura d’arrivo!L’attesa di tutti è alta, perché se da una parte vivere un anno pastorale celebrando nei saloni ci ha fatto vivere un senso di comunità più coesa e responsabile, dall’altra abbiamo anche sentito la fatica di non poter sempre partecipare (pensiamo a chi tante volte nel salone vecchio sentiva, ma non vedeva!) e di non avere una “casa” di preghiera in cui sentirci accolti e riconoscerci. Ringrazio chi ha accompagnato tutto il cammino: fin dalle verifiche sismiche di giugno-luglio 2012 e poi dalle tre assemblee parrocchiali di novembre. Chi si è regolarmente interessato, chi ha chiesto, fatto avere i suoi pareri. Chi ha dato il suo contributo economico. Chi non è stato alla finestra a guardare con occhio distratto, ma ha partecipato nei modi che gli erano possibili. Chi si è messo a servizio della comunità per garantire la Liturgia e la catechesi, per animare le ordinarie attività. Chi ha dato una mano a superare tanti disagi e problemi. Già al Consiglio Pastorale, al Consiglio affari economici e al Circolo dell’Amicizia, abbiamo condiviso le scelte fatte e studiato i passi che conviene compiere in queste ultime settimane di attesa. Con moltissimi di voi in modo informale, nel dialogo e nel consiglio per le varie scelte. Ringrazio anche solo chi ha avuto la pazienza quando gli avvisi delle messe erano troppo lunghi o troppo preoccupati dell’aspetto economico di questa avventura. Giovedì 23 facciamo insieme il punto per prepararci alla riapertura ormai imminente. Con la speranza che questo restauro sia segno della continua riforma che noi dobbiamo vivere, come singoli e come comunità.
don Ivo