Diversamente dagli altri anni, si è pensato di dedicare un venerdì di quaresima non alla “tradizionale” lectio divina, ma all’appro- fondimento di un metodo di lettura della Parola di Dio. Negli ultimi tempi infatti, i momenti di lectio divina sono stati un po’ disertati dalla co- munità per cui ci si è chiesti per quale motivo tutti danno molta importanza alla lettura della Scrittura (teoricamente), ma poi faticano ad esse- re fedeli ad essa. Partendo da questa considerazione, sono stati analizzati gli aspetti positivi e negativi emersi dalle varie esperienze di lettura della Parola di Dio. Molti hanno rilevato di essere spesso “incompetenti”, di mancare, cioè, di una adegua- ta preparazione che impedisce un approccio fer- tile alla Parola seppur ne riconoscano l’impor- tanza e la validità. Il rischio di tale atteggiamen- to è quello di dipendere dall’esperto di turno il quale offre sicuramente un servizio importante ed esplicativo, ma fa perdere quel richiamo alla propria vita che invece una lettura attenta della Parola dovrebbe accendere. Come in una qualsiasi relazione non si può frequentare la Parola saltuariamente, ma occorre regolarità: non posso pensare di costruire una solida amicizia se incontro un amico una volta ogni tanto! Per quanto, quindi, tale approccio possa sembrare difficoltoso e irrealizzabile (gli impegni quotidiani, la complessità oggettiva dei testi, la stanchezza), tuttavia è fondamentale ri- cordarsi che la Parola non consiste in una dottri- na o un insegnamento comprensibile solo intel- lettualmente, ma è innanzitutto una storia di uo- mini. Come ogni narrazione la Parola coinvolge, interpella, interroga la nostra vita e, inaspettata- mente, sa suscitare delle domande sulla nostra esistenza, ovviamente se la si affronta con un sguardo nuovo. E’ un po’ ciò che si è provato dopo che, una volta letto il brano proposto (quello universalmente noto come “figliol prodi- go”), si è visto un pezzo del film “Gesù di Naza- reth” di Zeffirelli: l’interpretazione offerta dal regista (non ve la sveliamo così anche andate voi a vederlo) ha stimolato una riflessione che anni, a volte decenni, di ascolto di quel famosissimo brano non ave- vano colto. Incredibilmente si è messa in moto una serie di riflessioni, considerazioni, osservazioni da par- te dei presenti che hanno coinvolto tutta l’assemblea: nel leggere la Parola occorre prima di tutto porsi delle domande su quale agire umano essa esprime e quale proposta di vita dischiude. Solo così possiamo coglier- ne il dinamismo che, con un approccio meno “formale”, libera delle possibilità e degli orizzonti di vita inaspettati. E’ infatti quello che è successo venerdì sera: il ridotto numero dei partecipanti ci aveva inizial- mente demoralizzato, tuttavia il brano del “padre mise- ricordioso” (ma ci si è anche sbizzarriti a trovare altri titoli) letto con questo approccio ha stimolato un con- fronto vivace e arricchente in cui tutti sono intervenuti per esprimere le proprie considerazioni sul brano. Come un buon pane, la serata è quindi lievitata la- sciando a tutti un buon sapore di tempo speso bene: esempio di come la Parola è capace di entrare nel cuo- re delle persone e metterne in moto l’interiorità.