Lo scorso Mercoledì 20 Febbraio ha avuto luogo il secondo incontro su una costituzione conciliare, per l’esattezza la Sacrosanctum Concilium (SC). Anche questo incontro, come gli altri tre, era stato annunciato a messa e aperto a chi fosse interessato; è interessante notare che parte degli intervenuti non fosse di San Pio X, segno che le nostre celebrazioni attraggono persone da fuori parrocchia. E il legame con la messa è evidentemente centrale, perché la SC è proprio la costituzione che ha riformato la nostra liturgia!

E’ importante parlare della SC sapendo che la prima costituzione emanata (4 Dicembre 1963) dal Concilio Vaticano Secondo, ha rivoluzionato la liturgia sottraendola dall’area del formalismo rituale (dove un tempo imperavano le rubriche, cioè quelle prescrizioni che regolano lo svolgimento del culto inteso come cerimoniale), per consegnarla all’area dell’esperienza vitale di incontro col Signore.

Gli intervenuti alla serata, prima di riunirsi insieme, avevano ricevuto una selezione di capitoli della SC da leggere individualmente per riflettere su ciò che ognuno di loro poteva avvertire come dato problematico o, viceversa, come elemento significativo. La selezione degli articoli era stata effettuata nei mesi precedenti dai membri della Commissione Liturgica parrocchiale che, avendo letto l’intero documento, avevano individuato i punti di maggior significatività rispetto alle scelte liturgiche con cui settimanalmente si  trovano a dibattere. Ciononostante, alcune delle persone presenti la sera del 20 Marzo avevano autonomamente scelto di leggere l’intero documento conciliare.

Da un primo confronto a ruota libera, è emerso che chi partecipa alle liturgie in San Pio X avverte che, rispetto ad altre realtà parrocchiali, tanti sono i passi avanti che qui si colgono in direzione di una maggiore partecipazione attiva alla celebrazione. Nello scoprire l’importante innovazione avviata con l’introduzione di ministeri per i laici, tutti sono stati concordi nel sottolineare l’importanza del ministero del lettore, cioè di colui che presta la propria voce per far risuonare la Sacra Scrittura, perché chi legge non deve affinare la dizione per una performance fine a se stessa, ma deve proclamare la Parola di Dio il quale si rivela e si offre all’incontro con l’uomo proprio mediante la Parola. Ciò comporta una grande responsabilità da parte di chi si offre per tale importante compito.

Se si comprende  che nell’esperienza liturgica avviene un incontro significativo, si capisce quanto sia importante essere consapevoli  che non ci si può limitare ad assistere alla messa, mentre è invece necessario parteciparvi intensamente perché questo incontro con Dio sia reale esperienza di salvezza. Purtroppo, la triste constatazione è stata che ancora oggi alcuni sacerdoti tendono a tenere “a distanza” le persone: c’è chi nell’ambiente parrocchiale non riconosce un ruolo alle donne, chi vive il presbiterio come luogo privilegiato ed esclusivo, chi durante la messa volta le spalle all’assemblea…  Chiaramente la partecipazione vera alla celebrazione, richiede un percorso di crescita personale e comunitario, una sorta di formazione. E’ importante interrogarsi sulla responsabilità di questo cammino formativo: chi se ne deve occupare? Se, da un lato, sono spesso i sacerdoti a proporre esperienze formative,  è anche vero che ogni laico è responsabile del cammino che intraprende o che, invece, sceglie di non percorrere: come ha giustamente detto uno degli intervenuti all’incontro, la formazione è oggi un imprescindibile diritto-dovere! E la liturgia è al contempo esperienza e formazione.

Nell’ottica di accrescere il livello di partecipazione dei singoli fedeli, la SC ha introdotto due enormi novità:  l’utilizzo della lingua nazionale al posto del Latino e il cambio di posizione del sacerdote che, ora, mostra all’assemblea ciò che avviene all’altare, coinvolgendo così i presenti e “abbracciandoli” con lo sguardo e i gesti. Una volta a messa non si capiva praticamente nulla e ci si “distraeva” pregando individualmente rivolti ad un altare laterale; oggi la messa permette la piena partecipazione di ognuno, nell’ascolto della Parola di Dio, nella risposta convinta e consapevole, nel canto condiviso. La SC ha affermato che il canto deve esprimere il forte legame con le Sacra Scrittura e compito importante è proprio la scelta dei canti in sintonia con le letture domenicali; il cantare insieme diviene una palese sottolineatura dell’essere comunità che insieme sceglie di vivere un’autentica esperienza di fede.

Maria