Dopo aver fatto un breve giro di presentazioni ed aver recitato la preghiera iniziale, Orlando
introduce la nostra serata parlando della Dei Verbum e Carmela invita i presenti a condividere le
impressioni derivanti dalla lettura personale che era stata richiesta a tutti i partecipanti.
Dagli interventi emergono vari temi ed alcune domande:

1. L’importanza della lettura della Bibbia e della sua conoscenza.

2. Il coinvolgimento richiesto ad ogni fedele nel mantenere vivo il personale contatto con la
Sacra Scrittura.

3. La necessità di una interpretazione ed attualizzazione della Parola.

4. Il necessario intervento della chiesa, dei biblisti e degli esegeti per spiegare la Parola e per la
sua attualizzazione, ma anche il coinvolgimento dei fedeli.

5. La parola come fonte di salvezza perché vista come Cristo stesso.

6. L’importanza dell’Antico Testamento come completamento del Nuovo Testamento.

7. Difficoltà da parte di alcuni nell’accedere al linguaggio della Costituzione e in generale al
linguaggio della teologia.

8. La gioia data dal messaggio della Costituzione dove si dice che “Dio parla agli uomini come
ad amici e si intrattiene con loro”.

9. Accessibilità alla lettura della Sacra Scrittura grazie alle traduzioni in tutte le lingue.

10. Qual è la differenza fra Tradizione e Scrittura?

11. Antico Testamento: è frutto del tempo in cui è stato scritto? Perché è imperfetto? Perché Dio
scelse un popolo e perché in quel momento?

Dopo l’intervento di Don Ivo che dichiara di non voler fornire risposte puntuali, ma intende di
ripercorrere gli interventi sottolineando alcuni concetti fondamentali, ai partecipanti si chiede di
fornire le proprie impressioni circa la “rivoluzione” avvenuta nella Chiesa post-conciliare sia nel
senso dell’acquisizione di cambiamenti effettivamente già avvenuti, sia nel senso di possibili spunti
ancora da assumere e condividere. Rispetto al passato i punti d’innovazione risultano i seguenti:

1. La Messa non più vissuta come atto formale e di sterile partecipazione ma come
celebrazione coinvolgente con omelie comprensibili (non moralistiche, ma che toccano la
vita quotidiana).

2. Il cambiamento della forma liturgica della Messa: utilizzo della lingua del proprio
paese; diversa disposizione dell’altare; differente approccio dei sacerdoti nel proporre ed
attualizzare la Parola.

3. L’apertura ed il confronto costruttivo verso le varie confessioni cristiane e le altre religioni.

4. Un maggior coinvolgimento dei laici nella vita delle Parrocchie.

5. L’iniziativa riconsegnata ai fedeli circa la lettura delle Sacre Scritture attraverso i gruppi
parrocchiali con lo strumento della Lectio Divina , recuperato dall’antica tradizione e
rilanciato nel post-concilio. Tale attività è entrata nelle consuetudini parrocchiali, ma la
partecipazione non è ancora così sentita. Ancor più difficile viene percepito l’approccio
autonomo alla lettura della Bibbia.

6. La centralità della Parola: se essa è protagonista ed è rivolta ai fedeli, allora questi sono a
loro volta protagonisti e devono prendersi la responsabilità di farsi promotori della Parola di
Dio con la propria vita.

7. Incremento della produzione di testi aventi lo scopo di guidare i fedeli nella lettura e
comprensione della Bibbia, anche se, talvolta, la forma dell’esegesi fatta dagli studiosi è di
difficile comprensione.

Don Ivo conclude sottolineando l’importanza della Dei Verbum in quanto essa restituisce
alla Chiesa la consapevolezza che Dio si trova nella Scrittura. Dio è vivo e continua a parlare.
Accostandosi alla lettura della Bibbia con fede, si parla veramente con Dio nel presente. La
rivelazione pubblica di Gesù si è chiusa con la morte dell’ultimo apostolo ma Dio continua a parlare
perché egli è vivo non come memoria ma come presenza in una dinamica viva.
Se si legge con fede, la Parola è vivificante.

Luca