Non è stata un’estate tranquilla. Il terremoto ha rimesso in discussione molte false sicurezze e – benché non ci abbia  colpiti in modo tanto grave come è successo a tante famiglie, imprese e parrocchie a noi care e vicine  – ha messo  sottosopra anche noi.  Non era nei nostri programmi di ristrutturare la nostra chiesa. Gravati da un mutuo di 230.000 euro (che termina nel  2021), dovuto alla costruzione della palazzina, del campetto, della tenda, dei cancelli, ecc…, non si pensava di  intervenire nella chiesa, nonostante gli evidenti disagi abitativi e celebrativi che essa presenta da sempre (areazione,  riscaldamento, amplificazione, illuminazione, presbiterio…).  Ora però una scelta si impone: possiamo conoscere nel dettaglio le debolezze strutturali dell’edificio e  deresponsabilizzarci nei confronti della sicurezza e dell’incolumità delle persone? Certo, magari per altri 500 anni  non viene alcun terremoto: ma il terremoto non avvisa qualche tempo prima e – come ha detto un imprenditore della  Bassa – “il terremoto è una fatalità, il soffitto no”. Il soffitto, i muri, sono una nostra responsabilità.  Ritengo che dobbiamo quindi dare il via ai lavori per i quali decideremo nel consiglio pastorale del 3 settembre (ci  siamo già convocati anche il 31 luglio e il 23 luglio con il Consiglio Affari Economici) e di cui discuteremo con tutti  coloro che vorranno venire giovedì 20 settembre.  Due appuntamenti per condividere una linea di responsabilità e sobrietà: intervenire, sì, ma senza esagerare.  Consapevoli che ci graveremo di un nuovo e più lungo mutuo per alcune centinaia di migliaia di euro.  Un cammino faticoso, ma necessario. Perché a Modena non possiamo più fingere che il terremoto sia solo una remota  possibilità.

Perciò a tutti chiediamo aiuto: a chi ha molto, se può ed è contento, di donare molto; a chi ha poco, di donare  poco. A tutti di offrire quanto ciascuno sente giusto e onesto per sé, ma con regolarità, con una responsabilità che  non sia l’attenzione di un solo momento. L’amore per le persone e le cose si vede nella cura quotidiana e fedele,  fatta magari di gesti piccolissimi, ma vissuti con costanza.  

don Ivo

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