Come tutti sanno non mi è mai piaciuto il ruolo di  parroco. Non è un mistero per nessuno e nemmeno  un’offesa alla comunità il fatto che il prete che è stato  catapultato qui – per chissà quali recondite ragioni  umane (speriamo che ce ne siano di divine, ma queste  non le possiamo conoscere noi) – non ami vestire i  panni del parroco, così come è concepito dalla tradizione cattolica post-tridentina.   Il presbitero è l’uomo costituito per il servizio al  Vangelo e all’Eucaristia, ma poi… lunghi secoli di  tradizione e di istituzionalizzazione dell’esperienza di  chiesa lo hanno fatto diventare il responsabile amministrativo e gestionale di quella non piccola impresa  che chiamiamo parrocchia. E così il prete è responsabile giuridico unico di tutto ciò che succede in parrocchia, amministratore economico della comunità, gestore delle attività, organizzatore di eventi, portinaio  (e, già, se uno ha le suore come me, si deve baciare i  gomiti!), gestore del campetto, assistente sociale  a  costo zero per le più svariate forme di povertà  (economiche, culturali, affettive, sanitarie…).   La vita del parroco è in tal modo mangiata da tutta questa serie di incombenze che lo portano a fare altro  rispetto al compito di annuncio e di formazione, di preghiera e di iniziazione a Dio, di ascolto e di guida  spirituale. Presto si diventa esperti di ingegneria e di  amministrazione, passando dal cantiere al confessionale con tale rapidità da confondere i due piani…   I muri sono un’opportunità, certo, ma anche una  prigione. Da quando sono qui (5 anni), abbiamo costruito una palazzina, fatto un campetto, sistemato il  cortile con la tensostruttura, piantato alberi, innalzato  cancelli… e ora c’è da mettere mano alla chiesa.   Certo, lo farò perché non sono un irresponsabile.  Ma ormai i cristiani si debbono chiedere (non per me  ormai, ma almeno per chi viene dopo di me): che cosa  vogliamo noi dai preti? In che cosa li vogliamo tenere  occupati? E se non rispondiamo, allora perché ci lamentiamo se poi quando cerchiamo un prete perché  finalmente abbiamo una domanda spirituale non lo  troviamo mai?

don Ivo

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