Vangelo  Mc 1, 7-11

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Non vi è nulla di più grande del sentirsi amati. Il sapersi amati da qualcuno riempie la vita e le dà senso, anche nei momenti difficili. Questo è quello che tutti cerchiamo, perché una vita senza amore è spenta, vuota di significato, la percepiamo inutile fino a disprezzarla. E’ questa l’esperienza che fa Gesù quando lo Spirito Santo scende su di lui ed egli vede i cieli squarciarsi e ode la voce del Padre, che lo chiama “Figlio mio, l’amato”. Di questa esperienza misteriosa e profondissima il Vangelo della domenica del Battesimo di Gesù ci dà una brevissima immagine. Ma noi possiamo comprendere che non si è trattato di un istante, di un momento: Gesù vive tutta la sua vita nella consapevolezza di essere il Figlio, l’amato. Di avere su di sé, accanto a sé e dentro di sé il compiacimento del Padre, il suo sguardo di amore, il suo abbraccio. Il vangelo attesta più volte questa consapevolezza di Gesù, che è la radice della sua forza interiore, della sua pazienza e mitezza, della sua capacità di vivere una vita originalissima e straordinariamente feconda. Anche noi, con il battesimo diventiamo “figli amati”. Ma – e lo sappiamo bene – questa esperienza di essere amati cresce tra spine e rovi: quante volte ci sentiamo soli, abbandonati… percepiamo la nostra inferiorità rispetto agli altri e abbiamo paura di non farcela… siamo feriti dai nostri sensi di colpa per gli errori compiuti e non ci sentiamo liberi… Queste tre esperienze sono le matrici della sfiducia, l’attacco alla fede, le vere tentazioni da superare attraverso il cammino di fede che fa crescere in noi la consapevolezza che siamo figli. Gesù non subisce la sconfitta in queste tre esperienze (della solitudine, dell’inferiorità e della colpa), ma vince. Per questo la sua vita è la più bella che si possa vivere!. Sì, la vita del Figlio, la vita di figli di Dio è una vita buona, bella, felice: perché è la vittoria contro la paura di non essere amati e la sconfitta di ogni solitudine, inferiorità e colpa. Viviamo la vita del Figlio: questo è il dono del battesimo. Un dono ricevuto, ma da far crescere, perché il nostro battesimo si compie via via che facciamo crescere in noi il dono ricevuto. Buona “vita felice” a tutti!

don Ivo

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