Venerdì 5 settembre dopo la pausa estiva, si è riunito il consiglio pastorale per confrontarsi sul cammino svolto lo scorso anno e per progettare la pastorale del prossimo. Dopo la lettura del vangelo del giorno e la riflessione di Don Ivo, si è partiti dall’analisi di un testo di Andrè Foisson, un illuminato teologo contemporaneo, testo che era già stato pubblicato nel primo numero di sanpionews di settembre. Il brano invita a non lasciarsi prendere dalla smania di programmare tutto, di attuare progetti che sulla carta appaiono efficienti e validi, ma che, all’atto pratico, naufragano miserabilmente. Ci si è resi conto che questa provocazione è molto adatta all’epoca in cui viviamo: Foisson respinge fortemente una corrente un po’ apocalittica (nel senso negativo del termine) che interpreta l’attuale come un’epoca minacciosa per il cristianesimo considerato minoritario e sotto l’assedio di vari e preoccupanti fenomeni (relativismo culturale, indifferenza religiosa, secolarismo radicale, ecc….); non si tratta di minimizzare la portata di tali situazioni, certamente rilevanti e critiche, bensì di guardarle secondo un’ottica di speranza e rinnovata fede. Non è il cristianesimo infatti che sta tramontando, ma un certo modo di intenderlo. Per questo occorre guardarsi dall’ansia della programmazione: quando si programma, il rischio (ovviamente in buona fede) è sempre quello di partire dalle proprie convinzioni, dalle proprie certezze che, in quanto tali, sono inevitabilmente attaccate all’esperienza passata o al proprio punto di vista. La sfida invece è proprio quella di intravedere dove soffia lo Spirito che, come recita il brano evangelico (Gv 3), soffia dove vuole. Tale approccio è indubbiamente alquanto complicato sia perché ci destabilizza sia perché richiede uno sguardo alla realtà meno superficiale. Tutti i presenti hanno infatti rilevato molta difficoltà nell’affrontare il nuovo anno pastorale con questi presupposti: come riconoscere i segni dello Spirito? Come poterli valorizzare quando emergono? Come evitare di rimanere ciechi di fronte a veri e propri miracoli di conversione che Dio attua nei fratelli, spesso quelli considerati “lontani”, e di cui noi nemmeno ci accorgiamo? Per questo è importante, ha concluso Don Ivo, mettere al centro la Parola perché permette di leggere la realtà con gli occhi di Dio e non con i nostri. Alla luce di questa lettura Don Ivo ha poi proposto alcune linee guida per quest’anno pastorale incentrate su tre filoni: l’iniziazione cristiana, il centro di ascolto e la chiesa “girata”. Pur essendo differenti questi tre argomenti sono essenzialmente legati tra loro: Don Raffa ha infatti ricordato che affrontare questi tre aspetti aiuta a mettere in luce la vera identità della nostra comunità perché rappresentano i tre elementi fondamentali dell’essere cristiano: la preghiera, la carità e l’eucarestia. Confrontarsi sulla chiesa “girata”, infatti, non è solo una questione di gusto estetico (una sorta di riduttivo “mi piace/non mi piace” a cui purtroppo siamo abituati dai social network tipo facebook ), ma ci interroga su come vogliamo impostare la nostra testimonianza di fede attraverso l’eucarestia: che tipo di messaggio vogliamo dare mettendo il presbiterio in questo modo? Perché è importante che i banchi siano a semicerchio e non a file lineari come prima? Allo stesso modo trattare sull’iniziazione cristiana non deve essere un argomento esclusivo dei catechisti, ma deve stimolare una riflessione in tutta la comunità: perché questa scelta con il coinvolgimento dei genitori? Che idea di chiesa si vuole dare? A maggior ragione ciò vale per il discorso sulla carità: non si tratta di risolvere problemi relativi al centro di ascolto (come trovare volontari? Come gestire la distribuzione?), ma di approfondire cosa vuol dire per una comunità accogliere il fratello più povero, capire come la fede passa attraverso l’incontro con gli ultimi. Poi è ovvio che le questioni più specialistiche (fare gli incontri di catechismo domenica o sabato, cosa rivedere della chiesa, come “ristrutturare” il centro di ascolto, ecc….) dovranno essere affrontate da chi si occupa concretamente di quell’ambito, ma le domande di fondo sopra elencate valgono per tutti.

Insomma, come potrete leggere in modo dettagliato nel verbale in bacheca, la “carne al fuoco” è stata davvero tanta e proprio per questo motivo si è deciso di rivederci al più presto (fine di settembre) in modo da capire come avviare una riflessione approfondita e adeguata su questi temi ed evitare il rischio di una dispersione eccessiva che una ridda di incontri ravvicinati avrebbe potuto causare.

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