SEME DEL VANGELO 3 settembre 2017 (Mt 16, 21-27)

Fa sempre impressione leggere in sequenza i Vangeli di queste due domeniche: la scorsa settimana Gesù lodava Pietro per il suo coraggio nel riconoscere in lui il Messia, dicendo addirittura ‘tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa’; oggi invece Gesù chiama Pietro ‘Satana’, lo sgrida con forza e gli impone di rimanere dietro di lui. Perché questo cambiamento così drastico dalla lode al rimprovero? Il Vangelo ce lo spiega molto chiaramente: perché Gesù è un Messia che scandalizza. E non scandalizza solo i benpensanti, gli esponenti di una classe religiosa che voleva mantenere invariati i propri privilegi; scandalizza prima di tutto i suoi amici, le persone più vicine, che per Gesù avevano scelto di lasciare tutto e cambiare vita. Sì, perché un conto è riconoscere che Gesù è il Messia, come fa Pietro; un altro è accettare che questo Messia non corrisponda alle proprie attese, ma le rovesci completamente. Laddove l’attesa è avere un riconoscimento, Gesù parla di rifiuto; laddove l’attesa è una garanzia per la propria vita, Gesù parla di ingiustizia e di morte. Non solo: dice che questa strada è necessaria! Credo che chiunque di noi, davanti a queste parole, avrebbe fatto la stessa cosa di Pietro: prendere in disparte Gesù – per rispetto alla sua figura – e spiegargli in bel modo che sta sbagliando tutto. Sì, perché la vita non va persa, ma preservata; è il nostro bene più prezioso, per il quale siamo disposti a fare qualsiasi sacrificio.

Noi non siamo diversi da Pietro, perciò le parole dure del Vangelo (‘tu mi sei di scandalo’!) sono anche per noi. Gesù mostra un volto scandaloso di Dio, un Dio al contrario contro il quale ognuno di noi si ribella continuamente. I nostri modi di ribellarci sono spesso ‘educati’, non aggressivi: selezioniamo accuratamente le parole da ascoltare e quelle da tralasciare, disinneschiamo la profezia del Vangelo sostituendola con le nostre abitudini, uniformiamo le nostre strutture ai ‘regni di questo mondo’ … esattamente come fa Pietro, che per sgridare Gesù lo porta in disparte e gli spiega dove sta sbagliando. Quando siamo così, anche noi diventiamo uno scandalo per il Signore, perdiamo la nostra carica di novità e impediamo che le persone vengano alla fede.

Chiediamoci allora: quand’è che la parola del Vangelo è per me scandalosa? ? E chi sono le persone che dicono parole che immediatamente mi urtano, ma sfidano la mia fede ad un cambiamento? Da ultimo: quando noi come Chiesa siamo uno scandalo per la fede degli uomini?

Don Raffaele

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